Bambini, calano gli allontanamenti

Servizi sociali, alleanza con le famiglie: più aiuto a domicilio e progetti innovativi per coinvolgere i genitori in difficoltà


di Chiara Bert


TRENTO. «Allontanare un bambino dalla propria famiglia resta per noi l’extrema ratio, un intervento che si applica là dove c’è un rischio concreto per il minore. Il nostro obiettivo è lavorare sulle risorse delle famiglie». Mariachiara Franzoia, assessora alle politiche sociali, riassume così l’indirizzo politico che il Comune di Trento si è dato nel settore della tutela dei minori. Ambito delicato, dove in gioco ci sono sentimenti, relazioni, la crescita di bambini dentro o lontani dalla loro famiglia di origine.

Sono i numeri a confermare lo sforzo fatto per evitare il più possibile separazioni traumatiche e pesanti, che possono essere l’unico modo per «proteggere» un bambino ma rappresentano anche una sconfitta per la società: a fine 2014 erano 101 i cosiddetti «interventi sostitutivi» messi in campo dai servizi sociali del Comune, ovvero i casi di minori allontanati dalle loro famiglie e affidati a comunità o altre famiglie; un anno e mezzo dopo, a giugno 2016, erano scesi a 81. Contemporaneamente sono in crescita (359 nel 2015, oltre 300 solo nel primo semestre 2016) gli «interventi integrativi», quelli che supportano il nucleo in difficoltà.

Sono diversi, e in molti casi innovativi, i progetti che il Comune sta attuando. «Ci sono azioni di prevenzione che portiamo avanti da tempo, i sussidi per prevenire gli sfratti, il collocamento lavorativo con priorità per i nuclei che hanno figli», spiega Nicola Pedergnana, coordinatore dei Poli sociali. Ma spesso non basta l’aiuto economico, pur importante, a far fronte a problemi che nascono da rapporti conflittuali, separazioni (ormai una costante), fragilità personali dei genitori.

Sull’intervento a domicilio il Comune si è fatto affiancare dall’Università di Padova, che per ridurre gli allontanamenti dei minori ha lavorato sulla partecipazione attiva dei genitori al modello educativo: non è più l’assistente sociale che arriva in casa e detta le regole, il percorso si costruisce insieme, e insieme ci si danno degli obiettivi da raggiungere. «Se un genitore si sente partecipe, e non escluso, funziona di più», osserva Pedergnana. Lo stesso obiettivo perseguito dal «Progetto Pippi», un progetto ministeriale che ha 5 anni di vita ma in Trentino è nuovo, portato avanti dai Comuni di Trento e Rovereto insieme alla Provincia e fondato su alcuni capisaldi: aiuto a domicilio, gruppi per genitori, gruppi per bambini, educatori di supporto in famiglia.

La nuova «alleanza» tra genitori e servizi sociali parte dall’inizio, da quando la magistratura segnala un caso agli assistenti sociali: si punta sulla massima trasparenza, le relazioni in Procura degli assistenti sociali vengono lette ai genitori e si raccoglie il loro punto di vista. «Gli allontanamenti ormai sono eventi rarissimi, nell’ordine di uno o due all’anno, e cerchiamo di farli senza strappare con le famiglie», spiega Pedergnana. Anche così si cercano di ridurre la diffidenza, la paura e il conflitto. «Da due anni - racconta il responsabile dei poli sociali - Trento sperimenta anche un progetto nato in Nuova Zelanda, le “riunioni di famiglia”, dove un facilitatore riunisce il nucleo familiare allargato alle persone significative per il bambino (non solo parenti, anche l’insegnante, l’allenatore di calcio) e ciascuno si assume un impegno da rispettare». Nel Nord Europa ha dimostrato di funzionare.

E anche quando l’extrema ratio, la separazione dal nucleo familiare, si rivela un passo necessario, l’azione di coinvolgimento per attivare le risorse presenti in famiglia non viene meno. Da un paio d’anni sono stati attivati due gruppi di genitori (a giorni ne nascerà un terzo) che hanno i figli fuori dalla famiglia: potrebbero essere furenti con i servizi sociali, invece con alcuni di loro si è stabilito un rapporto e ora aiutano i servizi segnalando quello che va migliorato, discutendo con gli assistenti sociali e gli educatori. Non più nemici, appunto, ma alleati: nell’interesse dei più piccoli.

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