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Badheea, la famiglia presto sarà divisa in vari paesi trentini

È passato un anno dall’arrivo dei siriani a San Nicolò l primi trasferiti a Vigolo Vattaro, attesi nuovi profughi



TRENTO. È passato poco più di un anno dall’arrivo delle famiglie siriane portate in Italia grazie al corridoio umanitario della Comunità Sant’Egidio, della Federazione delle chiese Evangeliche e della Tavola Valdese. Un centinaio di profughi che hanno passato gli ultimi anni della loro vita sotto una tenda, tra i quali la trentina di persone portati in Trentino dai volontari che operano nel campo di Tel Abbas. La capostipite del numeroso nucleo familiare ospitato a Villa San Nicolò, Badheea, è diventata un simbolo di un modello di accoglienza, attraverso il corridoio umanitario che ha evitato ai profughi disperati di affrontare anche il mare, con tutte le conseguenze drammatiche che può riservare. La storia di Badheea è diventata anche un caso letterario: il libro pubblicato dalla casa editrice Il Margine, scritto dal consigliere provinciale Mattia Civico è alla seconda ristampa. Badheea, i suoi otto figli ed i diciotto nipoti sono inseriti a tutti gli effetti nel progetto di accoglienza della Provincia di Trento, grazie alla collaborazione con l’Arcidiocesi che ha messo a disposizione alcune dependance di Villa San Nicolò ed alla Caritas e Fondazione Comunità Solidale, comprese due giovani del servizio civile, che garantiscono attività di inserimento e di assistenza. La famiglia di Badheea in questo anno si è ambientata bene ed i nipoti stanno frequentando le scuole elementari e materne. Una nonna, Badheea, di 54 anni che ha già 18 nipoti tutti sotto i dieci anni.

Ora per gli otto nuclei familiari si apre una nuova fase. Spiega Cristian Gatti, presidente di Fondazione Comunità Solidale che si sta organizzando il trasferimento di alcuni di loro, perché possano essere inseriti meglio nella comunità. «La famiglia di Badheea - afferma Gatti - è molto unita, si è ben ambientata nella nuova sistemazione, ma a Villa San Nicolò non c’è un nucleo abitato dove poter fare vita sociale. Così abbiamo pensato di trasferirli in paesi dove potranno costruire relazioni. Certo, dovremo pensare a sistemazioni non troppo distanti tra loro».

I primi ad essere trasferiti andranno a Vigolo Vattaro, dove è già pronta la canonica ad accoglierli. Nei prossimi giorni i residenti di Vigolo Vattaro saranno informati con dei manifesti ed il 29 marzo sarà organizzato un incontro pubblico per dare alla popolazione tutte le spiegazioni del caso. A Villa San Nicolò resteranno Badheea con i due figli non sposati, Abuabdo e Abed Alrazak, e le due figlie Sanaa e Fawzeye, che stanno aspettando la ricongiunzione con i mariti che vivono in Svezia. Per gli altri figli, Ahmad, Aburabih, Abdelsalam e Fidae si apre una nuova fase della vita lontano dalle distruzioni e dalle sofferenze della guerra. C’è un po’ di preoccupazione per le famiglie che dovranno affrontare una nuova sfida, dentro comunità trentine che hanno dimostrato, nella stragrande maggioranza, di essere accoglienti. Ed è probabile che il loro trasferimento permetta l’arrivo di altri profughi con corridoi umanitari che sono un modello di accoglienza da prendere ad esempio, soprattutto da chi invece di ponti costruisce muri. (sa.m.)













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