Azzardo, duecento trentini in cura

Le videolottery prosciugano le tasche, in aumento il poker on line


Robert Tosin


TRENTO. Da una parte lo Stato che fa di tutto per incrementare la diffusione di giochi d'azzardo (ora arriva anche l'ippica virtuale), dall'altro l'ente pubblico cotretto a spendere soldi per curare le forme di dipendenza acute. In mezzo sempre più persone che cercano nella fortuna la soluzione ai problemi resi ancora più acuti da una crisi che sembra senza fine. I trentini - come la media nazionale - hanno cominciato a lasciare perdere lotto e lotterie, dove le possibilità di vincita sono molto più aleatorie. E si sono buttati a capofitto sulle macchinette infernali: da un mese all'altro la spesa è aumentata di quasi 2 milioni di euro arrivando a quasi 39 milioni di euro su una spesa complessiva mensile nei giochi d'azzardo di 60 milioni di euro.

Una leggera frenata l'hanno subita le spese per le scommesse sportive, quelle legali s'intende, ma gli esperti hanno trovato la motivazione: sono cresciuti gli interessi verso i giochi on line che offrono maggiori vincite oltre a una campagna pubblicitaria potentissima. Il poker, per esempio, è uno di questi giochi che attirano sempre più appassionati con il rischio di trasformarli in dipendenti patologici. Con tutti i danni connessi. Più difficile avere dati su questo fenomeno, esploso negli ultimi mesi, anche perchè le aziende che si sono lanciate sul mercato sono moltissime e i Monopoli sono in minoranza.

Scommesse sportive in leggero calo, dicevamo, ma comunque sia anche qui i trentini sborsano 1,2 milioni di euro al mese. Ogni giorno in provincia se ne vanno dunque due milioni di euro, per tre quarti nelle macchinette che ormai si trovano ad ogni passo. Ma quando il gioco diventa malattia allora diventa un problema personale ma anche sociale. Il 3% dei trentini è "malato" di gioco e questo diventa un dramma. Ci sono casi incredibili di devastazione familiare dovuti all'irrefrenabile voglia di scommettere, atto che spesso diventa fine a se stesso al di là del miraggio di arricchirsi facilmente.

La presa di coscienza del fenomeno è lenta e l'amministrazione pubblica da poco si è convinta a valutare la situazione da un punto di vista di politiche sociali. Le patologie ora vengono affrontate con un approccio più sanitario. Le dipendenze compulsive sono trattate dal Sert, il servizio che segue appunto le "schiavitù" compulsive che ormai nella nostra società non riguardano solo droga, alcol e fumo. Se il servizio pubblico ha oggi in carico una quarantina di "malati di gioco", a Trento c'è anche una struttura privata a cui si rivolgono persone in difficoltà: è il Siipac a cui si sono rivolte 120 persone.

La presa di coscienza della malattia è già un passo in avanti, ma sono molti coloro che invece continuano a giocare senza rendersi conti di essere schiavi della puntata, della scommessa o dell'azzardo. In campo anche l'amministrazione provinciale (e alcune comunali) che stanno cercando di risposte per arginare il fenomeno, soprattutto a tutela dei più giovani. Olivi e Rossi, assessori al commercio e alla sanità, stanno pensando a una legge per circoscrivere il proliferare delle macchinette. Di fronte alla liberalizzazione dell'ultima manovra nazionale, il successo non è scontato.













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