«Avverto tensioni sociali sottovalutate»

Il presidente Dellai: Roma non può non rispettare i patti, altrimenti si espone a idee drastiche di rottura


di Robert Tosin


TRENTO. Tra la Sicilia che rischia il fallimento e il Trentino che viene additato come sprecone e privilegiato questo è un periodaccio per le autonomie speciali. Ieri il presidente Dellai era in collegamento con la trasmissione di La7 Coffee break: anche lì ha dovuto rintuzzare gli attacchi basati sui classici luoghi comuni.

Presidente, Sicilia e Trentino sono due autonomie speciali ma con un presente molto diverso.

C’è in atto un cambiamento radicale. Non sarà certo l’invio delle truppe romane a risolvere il problema della Sicilia. Serve piuttosto una ribellione morale e ripartire dai siciliani stessi.

E’ un po’ la filosofia trentina, che però cozza col centralismo statale.

Noi abbiamo una precisa idea di Repubblica, fondata sulle autonomie e sulla responsabilità dei territori. Il centralismo non risolve i problemi, non lo ha mai fatto, storicamente. Basti guardare il Mezzogiorno. Lo stesso decreto sulla spending review per tre quarti non sarà applicabile. Ma a Roma credono davvero di poter controllare in modo centralista gli acquisti di tutti gli enti presenti sul territorio italiano ed evitare dispersioni?

Ma cosa dovrebbe fare lo Stato con le autonomie?

Guardi, noi non siamo qui a difesa del nostro bidone ma a proporre un modello virtuoso di governo, a cui Roma dovrebbe guardare come alleato, invece di additarlo come capro espiatorio di vent’anni di politica sbagliata. Non ci tiriamo indietro rispetto alla situazione nazionale, proprio con senso di responsabilità. Noi oggi versiamo il 30% del nostro bilancio allo Stato. Ogni anno contribuiamo con 1,4 miliardi di euro a risanare le casse statale, quando l’impegno finanziario di Roma sul nostro territorio è di 400 milioni. Di sicuro non possono accusarci di egoismo. Lo Stato ci dica quello che vuole e noi decideremo come darglielo.

Non c’è il rischio di scivolare nel “leghismo” applicando la sua tesi della territorialità?

La Lega ha governato per 15 anni, portando via alle regioni a statuto ordinario quel poco che avevano. Noi non vogliamo secessioni, ma al contrario essere utili all’Italia. Mi sarei aspettato che Roma ci chiedesse di mettere a disposizione i nostri modelli, le nostre esperienze, di farci laboratorio come abbiamo fatto ancora, di affiancare una regione del sud con la quale scambiare esperienze. Tutto, ma non additarci come colpevoli e privilegiati. Perché noi siamo alleati con tutti gli amministratori che si sentono responsabili.

Con il Partito delle Alpi?

Non ho mai parlato di un partito delle Alpi, anche perché sarebbe del tutto prematuro. Ma non c’è dubbio che si sente forte la richiesta di rappresentatività nell’area alpina, delusa dal luccichio federalista sventolato dalla Lega. In tanti sono spaesati e spaventati, perché si vedono messe in discussione situazione secolari. Pensiamo piuttosto a un “Forum alpino” che possa avere voce in capitolo nel prossimo governo che andrà a formarsi, coinvolgendo amministratori, associazioni e magari alcuni partiti già strutturati sul territorio.

La Corte costituzionale è l'ultimo baluardo dell'autonomia? C he succede se il governo andrà per la sua strada?

Tutti andranno alla Corte costituzionale se non ci sarà un accordo – che noi auspichiamo – col Governo. Per la norma sulla salute è quasi scontato. La mia preoccupazione però è che il Governo sottovaluti la situazione. Se lo Stato non rispetta patti e accordi che lui stesso ha firmato darà inevitabilmente voce e benzina a quei movimenti che hanno idee drastiche di rottura. Penso all'Alto Adige, ma non solo. Noi invece vogliamo un rapporto positivo con lo Stato e di massima collaborazione, ma pretendiamo il rispetto della legge e degli accordi.

L’ex sindaco di Venezia Cacciari dice che le autonomie hanno dormito fino ad oggi ed è ora che paghino.

A Cacciari vogliamo bene lo stesso, a lui piace parlare per paradossi. E poi non dimentichiamo che è un veneto. Direi che la nostra autonomia non ha per niente dormito in questi anni.

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