Attentato in caserma, mano anarchica 

Rivendicato il rogo che, fra sabato e domenica, ha colpito nove mezzi dell’esercito nella base del Genio a Roverè della Luna 


di Francesca Quattromani


TRENTO. C’è la mano anarchica, dietro l’attentato incendiario alla caserma di Roverè della Luna, al confine con Salorno. La rivendicazione a poche ore dall’incendio che ha interessato nove mezzi civili in deposito presso la vasta area di addestramento militare poco prima delle due della notte fra sabato e domenica. Gli anarchici hanno agito in pochi minuti, indisturbati, all’interno della base logistica del Secondo Reggimento Genio di Trento. La zona si estende su diversi ettari, è protetta nella parte più esposta, cinta a tratti da una rete, sui lati apparentemente meno sensibili. Chi ha agito, quella notte, lo deve aver fatto dopo un attento sopralluogo. Difficile colpire, a caso, proprio quei mezzi in quella determinata sezione. E’ molto probabile quindi, che gli attentatori conoscessero bene l’area nella quale intendevano infiltrarsi e poi colpire. Lo è in virtù della posizione marginle nella quale si trovavano i mezzi, un capannone sul limitare dell’estremo confine dell’area; lo è data la modalità di esecuzione dell’attentato ai mezzi adibiti ad uso civile. E’ probabile supporre sia stata più di una persona a colpire, nella notte tra sabato e domenica. Con il favore del buio, gli anarchici avrebbero scavalcato la rete di recinzione, alta 1 metro e 80 centimetri. Su di essa non vi sarebbero segni evidenti di effrazione, come un taglio, ad esempio. Non sono stati trovati, del resto, arnesi preposti all’operazione, come delle cesoie. Una volta scavalcata la recinzione, più mani avrebbero agito sui mezzi posti sotto il capannone. Del liquido infiammabile, probabilmente benzina, è stato impiegato per appiccare il fuoco. Il liquido è stato disperso su ognuno dei nove mezzi, parte all’interno degli abitacoli degli stessi, parte sotto. Distrutta dalle fiamme una betoniera, probabilmente il mezzo raggiunto per primo dalle fiamme, mentre altri otto veicoli hanno subito altri danni. Nell’elenco due cingolati Leopard, uno provvisto di ruspa e l’altro impiegato per scavare pozzi; un paio di autocarri con gru e una macchina per l’asfaltatura delle strade. Solo la prontezza dei militari di guardia ha scongiurato il peggio. Sono stati loro ad impedire che le fiamme divorassero tutti i veicoli, mentre la betoniera era avvolta dalle fiamme, andando completamente distrutta. Non solo mezzi a rischio esplosione, ma c’era anche il pericolo che il rogo potesse arrivare a distruggere l’intera struttura adibita al loro riparo. Tempestivo l’intervento dei vigili del fuoco di Roverè della Luna, con i corpi di Salorno e Mezzocorona. Trenta uomini nella notte a domare le fiamme. Serrate le indagini dei carabinieri e della Digos, che stanno analizzando le tracce. Ci sono elementi in attesa di riscontro da parte dei Ris di Parma, ci saranno le evidenze dei filmati girati dalle telecamere e l’analisi delle celle telefoniche. L’ipotesi di reato ipotizzato dalla Procura di Trento è di condotte con finalità di terrorismo.















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