Attentato a CasaPound, ordigno contro la sede 

Una bomba formata da grossi petardi è esplosa alle 4.30 della notte Sul muro esterno la scritta: «Unico voto utile, antifascismo sempre»



TRENTO. Hanno agito con calma, consapevoli che in quel tratto di strada telecamere non ce ne sono e che alle 4 di notte potevano contare sull’assenza di passanti. Un po’ di rumore lo hanno fatto subito perché hanno forzato la serranda. E poi alle 4.30 il botto, l’esplosione. E il rumore del vetro della porta d’ingresso della sede di CasaPound di via Marighetto che si infrangeva. Attentato di matrice antagonista quello contro «Il baluardo». Anzi, antifascista, vista la scritta che è stata vergata con vernice rossa sul muro della scala esterna. «Unico voto utile. Antifascismo sempre» hanno lasciato scritto gli ignoti che hanno fatto scoppiare l’ordigno rudimentale. I danni ci sono e sono pesanti per la sede del gruppo trentino che fa riferimento a CasaPound Italia, ma più pesante è il valore del gesto, di quell’ordigno posizionato nel cuore della notte, in mezzo ad un edifico che ospita diversi appartamenti. «Non abbandoneremo un solo campo di battaglia, un solo italiano, non arretreremo di un passo, la nostra forza viene da tutti quei cittadini che hanno riconosciuto in noi e nel nostro movimento, la possibilità di un riscatto per la nostra nazione» così il responsabile di Cpi Filippo Castaldini che già ieri sera ha riaperto le porte della sede.

Ma torniamo a quello che è successo. L’allarme è arrivato alle forze dell’ordine alle 4.30 della notte fra martedì e mercoledì. A chiamare i residenti di via Marighetto che sono stati svegliati dal botto. C’è chi, sentito il rumore, ha ripreso a dormire, ma c’è chi si è sporto dalla finestra e ha visto quello che era successo. E ha dato l’allarme. Le conseguenze dell’ordigno sono state limitate all’ingresso delle stanze che ospitano «Il baluardo» dal novembre 2013. Divelta parte della serranda, il botto ha fatto anche esplodere il vetro della porta d’ingresso. Sul posto la polizia, con la Digos e la Scientifica. È stata quest’ultima a raccogliere e repertare ogni elemento che possa essere utile per arrivare all’identificazione degli autori dell’attentato. E le prime indagini serviranno per capire come è stato confezionato l’ordigno. Da una prima analisi pare che si tratti di grossi petardi assemblati fra di loro. A fare da innesco, un fascio di cerini che sono stati accesi prima della fuga. Un minuto o poco più e c’è stata l’esplosione. Fortissima.

Le indagini, come sempre in questi momenti, sono ad ampio raggio ma la pista più probabile è quella che porta al mondo antagonista. Quindi anarchici ma non solo. Rivendicazioni al momento non ce ne sono e neppure nelle vicinanze è stata trovata la A cerchiata, il simbolo anarchico. Indagini che porteranno anche a controllare le telecamere. Nei pressi della sede di CasaPound non ci sono occhi elettronici, ma nei dintorni sì. E quindi sarà necessario controllarle per verificare eventuali passaggi compatibili con l’orario del botto cercando indicazioni che possano indirizzare l’attività investigativa. Che al momento non pare agevolata da testimoni oculari. Per ora, infatti, pare che nessuno abbia segnalato movimenti notturni «strani» nella zona.

L’esplosione dell’altra notte porta immediatamente la memoria all’altro attentato subito da CasaPound. Era il 2014 e anche allora era marzo, il 26. E anche allora ad esplodere era stato un ordigno artigianale. Anche allora formato da tanti grandi petardi messi insieme e fatti esplodere con una miccia pirotecnica. Una bomba che era esplosa con un gran baccano, facendo saltar via la saracinesca. Per dare l'idea della sua potenza basti dire che alcuni pezzi di ferro erano stati sbalzati fino in mezzo alla strada, con un salto di qualche decina di metri.

Nel 2014 la bomba era stata fatta saltare alle 2.55 di notte e allora la segnalazione alla polizia era arrivata un attimo prima del botto. Un residente della zona aveva infatti notato un paio di incappucciati che stavano «lavorando» attorno alla serranda de «Il baluardo». Il vicino di casa aveva pensato a dei ladri e quindi aveva dato un allarme in questo senso. Ma i due con il volto nascosto non volevano mettere le mani sugli oggetti custoditi nella sede di CasaPound ma stavano sistemando l’ordigno. E poi si erano scappati trovando facili vie di fuga nel labirinto di strade della zona.

Due episodi distanti quattro anni l’uno dall’altro con tante similitudini. La «novità» di quello del 2018 è la scritta sul muro. Vernice rossa per dichiarare l’antifascismo, una possibile risposta ad uno dei temi della recente campagna elettorale che ha visto anche diversi esponenti di CasaPound come candidati in tutta Italia, Trentino compreso. (m.d.)

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