Attacco hacker ai pompieri: falso allarme per 1.500 volontari

Squilli sul cercapersone alle 21.30 di martedì per i reperibili di Fiemme, Fassa, Non, Sole, Rovereto e Riva ma non era successo nulla. Denuncia immediata alla procura e alla polizia



TRENTO. L’allarme è arrivato sui cercapersone di - si stima - circa 1.500 vigili del fuoco volontari attorno alle 21.30 di martedì. Un suono che ha messo in moto uomini e donne che prestano il loro lavoro in tutti i Comuni della Provincia. Una catastrofe? No «solo» uno scherzo stupido, figlio probabilmente di un hacker che è riuscito ad intrufolarsi nelle comunicazioni che partono dalla centrale dei vigili del fuoco di piazza Centa a Trento. E verso la centrale stessa sono arrivate - con cadenza quasi da cronometro, a tre minuti l’una dall’altra - le telefonate di almeno 41 corpi diversi. E tutti avevano la stessa domanda da fare: perché ci avete chiamato? Una domanda senza risposta, ma su quello che è successo è stata presentata immediatamente la denuncia alle forze dell’ordine e alla procura. Il dubbio che potesse trattarsi di un guasto al sistema delle «chiamate» è stato escluso dopo accurate verifiche fatte sulle macchine della centrale e quindi non resta altra alternativa se non quella dell’attacco esterno. «A seguito dell'allerta - sottolinea Silvio Zanetti, dirigente del servizio antincendi e protezione civile della Provincia - il personale dei corpi coinvolti ha cominciato a telefonare alla centrale operativa per avere conferma dell'emergenza. Conferma che, ovviamente, non è arrivata. Sembra remota la possibilità di un guasto tecnico e si sta approfondendo l'ipotesi di un attacco informatico».

Le chiamate sono arrivate a macchia di leopardo ma hanno interessato in particolare le valli di Fiemme e Fassa, Non e Sole, e le zone di Rovereto e Riva. Solitamente la chiamata di allarme viene inviata al personale reperibile dei vari corpi attraverso un cercapersone. Il cercapersone, una volta che è partita la chiamata di intervento, emette un suono che è seguito da un messaggio vocale registrato. Che può essere generico («chiamate la centrale 115») o esplicativo («incendio boschivo in località...»). Martedì sera il messaggio non è «passato» e quindi i reperibili hanno iniziato a chiamare per avere delucidazioni su quello che stava succedendo.

«A memoria nostra - spiega ancora Zanetti - non è mai successa una cosa del genere e chi l’ha fatta, ha dovuto superare delle barriere fatte di codici e di blocchi per entrare nel nostro sistema». Difficile capire anche la ragione di questo attacco: si sono mobilitate delle persone che in qual momento erano a casa o al lavoro ma che essendo pompieri volontari sarebbero stati pronti ad intervenire per prestare soccorso o per spegnere un incendio. «Mi spiace che quello che è successo - conclude Zanetti - sia stato fatto nei confronti dei vigili del fuoco volontari che sono una delle colonne portanti della protezione civile, sempre pronti ad intervenire per aiutare chi ha bisogno. (m.d.)

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