Assegno ad personam giunta e dirigente nei guai

La corte dei Conti quantifica un danno erariale da 48 mila euro per l’assunzione da esterno del dirigente del personale. Nel mirino il denaro «extra» stipendio



TRENTO. Un’assunzione all’esterno per ricoprire il ruolo di dirigente del personale e soprattutto un assegno ad personam che avrebbe provocato un danno erariale di 48.250 euro. Questo è il nocciolo della causa discussa ieri alla corte dei Conti, udienza che ha «regalato» anche un colpo di scena: l’annuncio della lettera di dimissioni del dirigente generale del Comune di Trento Pietro Patton. Patton che è uno dei protagonisti della causa assieme a componenti delle giunte del 2002 e del 2005. Ossia Alessandro Andreatta, Maria Letizia De Torre, Franco Grasselli, Alberto Pacher, Violetta Plotegher, Maurizo Postal e Andrea Rudari. E sono tutti chiamati - con importi diversi - a rifondere il danno erariale.

Ma veniamo alla vicenda partendo dall’accusa sostenuta ieri dal procuratore regionale Evangelista. Il punto di partenza è l’assunzione - dall’esterno - di Massimo Manenti per ricoprire con incarico a tempo determinato il ruolo di dirigente del personale. Viene deciso di assegnargli oltre allo stipendio un assegno ad personam. Ed è questo che avrebbe provocato - considerando anche che per un periodo il reato è caduto in prescrizione - un danno di oltre 48 mila euro. Sempre secondo la procura il ruolo poteva essere ricoperto da professionalità già presenti all’interno dell’amministrazione. Questo anche perché il ruolo non avrebbe comportato a scelte strategiche ma competenze giuridico-amministrative. In sede di quantificazione del danno l’accusa non eccepisce nulla sullo stipendio che è stato riconosciuto al dirigente esterno (che ha cessato l’incarico a giugno dopo circa otto anni) visto che «in cambio» ha messo a disposizione il suo lavoro. Per quanto riguarda l’assegno ad personam, è stato sottolineato come questo strumento sia una scelta possibile e non un obbligo per l’amministrazione, e i presupposti vertono sulla «specifica qualificazione professionale e culturale», sulla «temporaneità del rapporto» e sulle «condizioni di mercato relative alle specifiche competenze professionali. E nelle decisioni che hanno portato al riconoscimento del quid in più non c’è alcuna motivazione specifica in questo senso. Ed è in questo modo che - secondo la procura contabile - si è creato un danno erariale. L’avvocato De Pretis, in aula per Patton, ha sottolineato come tutta la procedura di selezione del dirigente sia stata seguita dalla giunta su impulso del sindaco, è come sia stata una scelta politica nella quale il dirigente generale ha apposto solo la firma in calce al contratto. Il legale ha anche sottolineato come fosse escluso, al momento in cui si doveva trovare un dirigente per il servizio personale, ci fossero delle professionalità all’interno del Comune disponibili per ricoprire quel ruolo.

Ha preso anche la parola De Finis che rappresentava Andreatta, Pegoretti e Plotegher (gli altri non si sono costituiti) che come prima cosa ha sottolineato la legittimità del provvedimento e come l’assegno ad personam fosse per compensare la precarietà di un incarico a tempo determinato. Non solo. Nel periodo in cui Manenti ha lavorato per il Comune c’è stata compensazione visto il lavoro che è stato fatto dal dirigente. E comunque che tutte le attività pratiche che hanno portato all’assunzione del dirigente esterno sono state fatte da Patton e la giunta e ha solo condivise. Si è trattato - a concluso - di attività che non è riconducibile alla giunta.

La seduta si è conclusa con le richieste del procuratore generale che ha chiesto la «restituzione» dei 48.250 euro considerati danno erariale. Per l’80 per cento - in base all’accusa - la spesa dovrebbe essere ricoperta la Patton (che quindi dovrebbe metter mano al portafogli per 38.600 euro) e il restante 20 per cento ripartito fra gli otto amministratori con cifre che variano da 1.896.67 euro (Andreatta, Pegoretti, Postal, Rudari e Plotegher) agli 83,33 euro (De Torre, Grasselli e Pacher). Ora si attende la sentenza da parte della corte dei conti.

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