Appm, 40 anni assieme ai minori e ora c’è l’Aquila di San Venceslao

Il massimo riconoscimento provinciale è stato consegnato a Cavagnoli, storico presidente Nel pomeriggio festa per l’associazione che ha aiutato migliaia di ragazzi a superare le difficoltà


di Claudio Libera


TRENTO. In 40 anni, mille ragazzi ospitati nei vari gruppi famiglia e in oltre 3 o 4 mila che hanno usufruito dei centri diurni e dei centri di aggregazione ove hanno trovato risposte adeguate ai loro bisogni. Numeri per raccontare in breve l’Appm, l’associazione provinciale per i minori, che ieri ha ricevuto l’Aquila di San Venceslao, il massimo riconoscimento per meriti sociali. La cerimonia si è inserita nell’ambito dei festeggiamenti per i 40 anni di attività di Appm, con un «ospite» speciale, il presidente onorario nonché fondatore di Appm, Paolo Cavagnoli che, dopo 40 anni di presidenza (metà della sua vita come è stato sottolineato) da qualche giorno ha passato le consegne a Mario Magnani. Il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti, prima della consegna ufficiale del simbolo, ha ricordato la storia fatta di valori e di solidarietà citando le splendide decorazioni di Depero alle quali, secondo lui «manca nella narrazione il valore della solidarietà, che qui è stato portato dai ragazzi, dagli operatori, dai volontari». Che hanno applaudito a più riprese gli interventi. Seguendo a ritroso la storia di questa associazione iniziata 40 anni fa con 6/7 minori e che nel corso degli 8 lustri ha visto transitare per le sue strutture circa 4.000 ragazzi. Con un imperativo: «Lavorare sempre più in rete perché il nostro futuro sono proprio loro, i ragazzi» come ha affermato il governatore, Ugo Rossi. Che, poco prima ha voluto consegnare a Cavagnoli una scultura in legno dell'artista Egidio Petri: due mani che proteggono un bambino. Parlando delle sfide che ci pone un «mondo sempre più globalizzato», il governatore ha ricordato l'impegno della stessa Appm nell'accogliere anche i minorenni «che fuggono dalle tante guerre. Un esempio, anche questo, dei tempi che cambiano e che richiedono la capacità e l'impegno per interpretarli».

Appm nel corso della sua storia ha offerto una rete di relazioni modelli positivi con un’accoglienza serena, inserita sempre nel tessuto della città. L’assessore Zeni ha ricordato un’espressione che gli operatori dell’associazione hanno fatto propria negli anni e che serve di monito per il futuro: «All’epoca Cavagnoli doveva pensare a riempire la pancia dei ragazzi, ora bisogna riempire loro la testa per stare al passo con la velocità 2.0 che gli impegni richiedono. Considerando che la famiglia non è più il primo ammortizzatore». A seguire, prima della lectio magistralis del professor Luigi Pati, preside di scienze della formazione al Sacro Cuore di Milano, che ha parlato su «La famiglia oggi ed i rapporti istituzionali», la commossa relazione di Paolo Cavagnoli, che ha ripercorso la storia dal 1976, che ha parlato dello sparuto gruppo di 11 ragazzi degli inizi, della crisi delle risorse religiose degli anni ’90, quindi della formazione degli operatori che oggi sono 150 distribuiti sulle numerose realtà che Appm gestisce e che sono oltre 40. Nel pomeriggio, in piazza Fiera, la festa iniziata alle 15 col taglio del nastro da parte del presidente onorario Paolo Cavagnoli, del neo presidente Mario Magnani e del primo presidente e co-fondatore di Appm, Umberto Fumai.

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