inquinamento

Amianto, ecco i tetti che fanno paura

Il reportage fotografico di Giorgio Salomon accanto all’area del Not. La Val di Ledro e il dramma della “Collotta e Cis”


Luca Marognoli


TRENTO. Non si è ancora spenta l’eco delle proteste seguite alla sentenza choc della Cassazione che ha dichiarato prescritti tutti i reati del maxiprocesso Eternit di Torino, annullando anche i risarcimenti a favore dei familiari delle vittime. La sentenza ripropone gli interrogativi sulla diffusione dei tetti in amianto in Trentino, su quale sia la loro effettiva pericolosità e riapre la ferita della fabbrica “Collotta e Cis” di Molina di Ledro, dove per 45 anni, dal 1928, si era lavorato l'amianto. Secondo lo studio di mortalità condotto tra gli ex lavoratori esposti all’amianto, nello stabilimento erano morti almeno 50 operai. Era stato l’ex consigliere provinciale Giuseppe Parolari ad occuparsi del caso, a partire dal 1976, quando da giovane medico del lavoro a Riva del Garda aveva iniziato a ricevere le prime segnalazioni di malattie sospette. Ne era scaturito uno studio che lo aveva portato a visitare 200 lavoratori viventi e a raccogliere altrettante cartelle cliniche di loro colleghi deceduti. Alla fine fu solo lui, il medico che aveva denunciato il caso, ad essere indagato, e poi prosciolto, dall’accusa di diffamazione. La fabbrica chiuse i battenti nel 1978 e l’area fu in seguito bonificata, mentre i dipendenti superstiti ottennero una pensione di invalidità Inail.

Il Trentino di oggi non sembra essere “a rischio amianto”. Ciò stando alla Relazione sull'attività svolta nel 2013 dall’Appa. Il Gruppo di Lavoro Amianto precisava: “È continuata la partecipazione all'attività di questo gruppo, per il quale nell'estate si è provveduto ad una verifica speditiva della presenza di tetti con probabile copertura in cemento - amianto sul territorio (circa il 70% della provincia) non investigato con la tecnica Mivis. Lo scopo era quello di valutare la convenienza di approfondire l'indagine con l'analisi delle immagini all'infrarosso dei voli Agea disponibili per la Provincia. Il risultato dell'analisi speditiva fatta in collaborazione con il Nucleo Elicotteri ha evidenziato la esigua presenza di tali coperture, per cui la successiva indagine non è stata eseguita”. Quanto ai dati epidemiologici, secondo uno studio pubblicato nel maggio 2013, dal titolo "Amianto e mesotelioma pleurico", curato da Mario Cristofolini e Maurizio Amichetti, sono stati registrati 81 casi di questa tipologia tumorale tra il 1995 e il 2006, ma è previsto un aumento poiché il rischio è evidente solo dopo almeno 25 anni dalla prima esposizione all'amianto.

Se la situazione non allarma come altrove, ciò non vuol dire che non ci sia nulla da fare.

L’occhio attento di un reporter come Giorgio Salomon lo porta ad avere una particolare sensibilità anche verso questo tema. La settimana scorsa ha effettuato alcuni scatti, passando accanto alla zona dove verrà costruito il Not, il Nuovo ospedale del Trentino. Ritraggono coperture che hanno tutta l’aria di essere in amianto. È vero che i pericoli insorgono quando viene polverizzato, ma la preoccupazione resta. «Ho trovato questi tetti nella caserma (Bresciani, ndr) ma anche in alcuni capannoni aldilà del ponte per Ravina», dice il fotografo. «E pensare che siamo proprio accanto al centro per la cura dei tumori».

Quest’estate inoltre Salomon ha fotografato una malga diroccata sul Lagorai, dove i pannelli in amianto del tetto stanno cadendo al suolo e in un ruscello sottostante. «Si raggiunge partendo dalla Malga Montalon e andando verso il Passo Cinque Croci, in una zona di pascolo», spiega. «Nel 2013 ho fatto la traversata del Lagorai con gli asini e quando ho visto quella baita era troppo tardi per fotografarla - dovevamo piantare le tende - così sono tornato quest’anno».

Salomon ci aggiunte una battuta provocatoria rivolta agli ex consiglieri provinciali: «Gli direi: invece che fare ricorso per tenersi i vitalizi, visto che di pensione non ne prendete poca, date quei soldi per il risanamento di questi siti: avete figli anche voi».

Come è diventato un “cacciatore di amianto” lo spiega in due parole: «Mi sono rotto di stare zitto: vedo e dico cose che dovrebbero denunciare tutti. Non si può fare finta di nulla».













Scuola & Ricerca

In primo piano