l’emergenza

Altri 25 profughi arrivati nella notte e accolti alla “Fersina”

Dal ministero dell’Interno la conferma di un Cpr in regione E da ieri è operativa la residenza “Adige” per venti giovani



TRENTO. L’annuncio di altri 25 profughi destinati al Trentino è arrivato nella mattinata di ieri. Si tratta della quota che spetta alla regioni dei 991 i migranti sbarcati ieri a Salerno, dei quali un terzo è composto da donne e bambini: per l’esattezza 118 donne (alcune al nono mese di gravidanza) e 172 minori.

La macchina dell’accoglienza, con il Cinformi ed i volontari della Croce Rossa in prima fila si deve rimettere in moto, dopo l’arrivo dell’altro ieri di altri 50 migranti, tutti provenienti dall’Africa Subsahariana, in gran parte formati da nuclei familiari. Il responsabile del Cinformi, Pierluigi La Spada, conferma che ieri mattina hanno avuto il preavviso degli altri 25 profughi, arrivati nella notte. Chiediamo come ci si organizza per i nuovi arrivi, destinati ad aumentare con la bella stagione.

«Faremo i miracoli», è la prima battuta di La Spada. E poi precisa: «Sappiamo delle ulteriori assegnazioni, quando i profughi sono già sul pullman. Di fronte alle emergenze ci siamo organizzati con delle soluzioni temporanee. Come è noto, alla Residenza Fersina abbiamo due prefabbricati da 25 posti ciascuno, dove si possono ospitare temporaneamente i nuclei familiari, anche se lì sono destinati solo maschi, che poi saranno smistati a seconda degli alloggi che mettono a disposizione i privati. In media abbiamo a disposizione 6 o 7 alloggi privati al mese, ma quando ci avviciniamo al limite, come in questo caso, ricorriamo anche agli alberghi». È notizia di ieri che una ventina di richiedenti asilo politico della Residenza Fersina sono stati trasferiti alla Vela, all’ex studentato “Adige”. Ed a proposito di quote, come ha dichiarato l’assessore Luca Zeni in consiglio provinciale, alla Provincia spettano 1721 profughi (che corrisponde allo 0,9% dei richiedenti asilo) mentre ora ne ospitiamo 1563.

La Spada afferma che in base all’esperienza degli anni scorsi, si è calcolato una media di 800 - 1000 nuovi arrivi da maggio a ottobre. «Ma ogni anno - aggiunge - si liberano circa 600 posti, perché i richiedenti asilo o hanno concluso il percorso o se ne vanno, perché hanno altre mete. Noi comunque, quando ci arrivano i preavvisi, chiediamo di preferenza nuclei familiari, più facili da gestire». E dal ministero dell’Interno, alla Conferenza delle Regioni sui Centri di permanenza per il rimpatrio (gli ex Cie), arriva la notizia che la nostra regione non compare nel primo elenco. «Non è cambiata la linea del ministro Minniti, che prevede un Cpr per ogni regione», annuncia comunque il presidente dell’Alto Adige Kompatscher. Questo perché non è stata ancora individuata la sede. Potrebbe trattarsi dell’ex poligono militare di Roverè della Luna, ma le Province di Bolzano e Trento ne stanno ancora discutendo con il ministero.

Intanto ieri sul tema dei profughi sono volati gli stracci in Consiglio provinciale. Walter Kaswalder durante il question time ha presentato un’interrogazione per chiedere quanto la Provincia ha speso per l’accoglienza, se i soldi sono rientrati da Roma e quanto è stato speso per l’assistenza sanitaria. Kaswalder ha anche fatto notare che nel comune in cui abita l’assessore Zeni non sono ospitati richiedenti asilo mentre dietro casa sua ci sono alcuni profughi con la presenza quasi quotidiana di ambulanze e carabinieri. Nell’illustrare la sua interrogazione Kaswalder ha anche usato espressioni molto colorite in dialetto. Sia l’assessore Zeni che poi il capogruppo del Pd Alessio Manica hanno criticato apertamente i toni di Kaswaldewr che ha replicato animatamente, con interventi anche di Giacomo Bezzi, Filippo Degasperi e Maurizio Fugatti che hanno criticato il progetto di accoglienza della giunta. (sa.m.)













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