conti pubblici

Allarme dei sindaci: «Ci manca liquidità»

Gianmoena: «Problema da risolvere insieme. I Comuni che hanno di più aiutino chi ha meno, cedendo spazi di cassa»



TRENTO. «I Comuni hanno un problema di liquidità, questa è un’urgenza reale e andrà affrontata al più presto con la Provincia, in una logica di sistema». Paride Gianmoena, presidente del Consiglio delle autonomie, ammette che il problema non è solo del sindaco di Trento, che l’altro giorno si è astenuto sulla delibera con cui la Provincia ha chiesto ai Comuni di restituirle i 12,4 milioni di gettito Tares (la tassa sui rifiuti e i servizi) anticipati da Piazza Dante allo Stato. Alessandro Andreatta, che per quanto riguarda il suo Comune dovrà restituire 2 milioni alla Provincia, ha denunciato la difficoltà a pagare ogni mese stipendi e fornitori soprattutto nei momenti dell’anno (maggio e ottobre-novembre) che precedono il gettito fiscale in primis dell’Imis, la tassa sulla casa. E Andreatta ha anche ricordato che i Comuni sono alle prese «con soldi che ci spettano da Cassa del Trentino ma non arrivano nei tempi previsti».

«Ci sono Comuni che soffrono di più, a partire dal capoluogo», spiega Gianmoena, che è anche sindaco del piccolo Comune di Varena, «ma il tema è importante per tutti, perché i Comuni trentini da un paio d’anni hanno una cassa molto dimensionata, questa è una verità». «Ma il punto - prosegue il presidente del Consiglio delle autonomie - è che il problema della liquidità riguarda anche la Provincia che deve garantire a sua volta i pagamenti. Si sapeva che avremmo dovuto restituire l’anticipazione della Tares e per pesare meno abbiamo previsto la possibilità di farlo a rate in tre anni». Gianmoena fa appello alla responsabilità: «Si poteva anche dire di no alla delibera della Provincia, ma sappiamo bene che l’urgenza della liquidità ci riguarda tutti, Comuni e Provincia. Siamo già d’accordo con l’assessore Daldoss che la affronteremo in tempi brevissimi». Certo, ammette, «le soluzioni non sono facili». Il problema della cassa va affrontato insieme, in una logica di sistema. La logica dev’essere quella che chi più ha, aiuta chi ha di meno. E studiare dei vantaggi per chi cede spazi di cassa. Bisogna cercare di sfruttare tutte le possibilità dei singoli enti con una visione unitaria, significa capire quali margini di miglioramento esistono sulla cessione degli spazi finanziari, e vedere quanto rimane complessivamente da spendere e redistribuirlo a chi è pronto a farlo».

Il tema non è nuovo. «Ci sono soldi che ci spettano ma a volte non arrivano e rischiamo di andare in sofferenza», avevano lanciato l’allarme i sindaci la scorsa primavera, nei giorni in cui la Provincia ufficializzava l’addio a «Cassa2», pensata nel 2009 per affiancare Cassa del Trentino proprio nel finanziamento dei Comuni. «Sono cambiati i tempi - aveva spiegato l'assessore Carlo Daldoss - abbiamo riscontrato problemi di tipo giuridico, non era chiaro chi garantisse per Cassa 2, se tutto il sistema dei Comuni, o solo i più grandi, ma soprattutto nella logica di razionalizzazione che stiamo adottando, oggi più che aggiungere società è meglio toglierne». La strada da imboccare Daldoss l’aveva indicata e passa per una maggiore flessibilità: «Per averla occorre ragionare in termini di sistema. Non più per singoli Comuni, ma creando un unico spazio finanziario a livello di Comunità di valle o meglio ancora di Consorzio dei Comuni. Così che sia più facile vedere quanto rimane complessivamente da spendere e redistribuirlo a chi è pronto a farlo». Nel 2013 i Comuni avevano perso per strada 21 milioni che avrebbero potuto spendere per investimenti - opere pubbliche, manutenzioni, recuperi - ma non sono riusciti a fare, per eccessiva cautela o per incapacità. Un errore - questa mancata spesa - che ha un effetto pratico: abbassa l'asticella del prossimo patto di stabilità.

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