Albere, vicino al Muse il palazzo «dimenticato»

Doveva ospitare la Civica, o la quadreria provinciale, o il Museo dell’Autonomia. L’assessore Maestri: «La Provincia decida, ma il Comune deve essere coinvolto»


di Giuliano Lott


TRENTO. Sebbene il portone sia chiuso da un paio d’anni, non passa giorno senza che qualche turista dello sciame diretto al Muse si fermi per farsi fotografare in posa tronfia davanti a Palazzo delle Albere. Sul destino per la villa fortificata costruita nel XVI secolo dai Madruzzo si sono fatte in questi anni le congetture più fantasiose. Da “nuova porta della città” a sede per la Galleria Civica, da lussuosa vetrina dell’arte trentina dell’Ottocento a museo dell’Autonomia (così annunciava l’allora assessore alla cultura Franco Panizza a novembre scorso, poco prima di approdare in Parlamento). Tutte ipotesi che parevano dover realizzarsi all’indomani dell’annuncio, ma che sono rimaste sulla carta oramai ingiallita dei quotidiani. Lucia Maestri, assessore alla cultura di Trento, brucia dalla frustrazione: «Il futuro di Palazzo Albere? É una domanda da rivolgere alla Provincia. L’edificio è un bene stupendo, un gioiello per la città, ma dal punto di vista del patrimonio appartiene alla Provincia, che è anche responsabile dei necessari lavori di ristrutturazione, oltre che della destinazione d’uso». Vero, assessore, ma sono ormai due anni che Palazzo Albere è chiuso senza che si accenni a un progetto concreto per il suo utilizzo. «L’assessore Panizza aveva annunciato un programma di restauro leggero, che avrebbe riguardato l’aggiornamento dell’impiantistica, lo sbarrieramento e il raffrescamento entro la data d’inaugurazione del Muse. Il risultato è quello che tutti possono vedere». Può anche darsi che le risorse per mettere mano a uno stabile di tale pregio non siano al momento sufficienti, ma almeno sulla destinazione d’uso sarebbe legittimo attendersi una decisione univoca. «Sulla destinazione definitiva di Palazzo Albere erano state formulate diverse ipotesi ma il dibattito si è rivelato faticoso per l’ inconcludenza del progetto. In termini di annuncio elettorale lo si può prefigurare anche come Museo dell’Autonomia, ma per questa strada non si va oltre il mero annuncio. Certo, Trento non può rimanere estranea alla decisione sulla destinazione di un palazzo di tale rilevanza. E infatti alla ripresa dei lavori la Commissione cultura del Comune tornerà ad occuparsi della ripresa dei lavori di ristrutturazione. Sulla destinazione rimangono però aperte tutte le riflessioni. Tra queste, l’ipotesi del Museo dell’Autonomia mi pare la funzione più al ribasso». Si è parlato anche della possibilità di sistemarvi la Civica, o parte della quadreria provinciale. «C’è la necessità di non vedere smembrato il nostro patrimonio storico-artistico-culturale, ma soprattutto di legare la gloriosa storia locale con la contemporaneità rappresentata dal Muse. Tra le varie ipotesi, non sarebbe male pensare la parte sottostante dell’edificio come una “casa della cultura”, sul modello di quanto viene realizzato in Germania. Ma inquesto momento il borsino delle ipotesi è precipitato». Anche perché la Provincia, in questo momento, è già rivolta alle elezioni di ottobre. Va da sé che il futuro di Palazzo delle Albere non sia considerata una priorità. «La Provincia è alle prese con il rinnovo del consiglio e della giunta, di conseguenza non mi aspetto che nei prossimi giorni si scateni un’appassionante dibattito su cosa sarà di Palazzo Albere. Ci attendono invece diversi mesi prima che la questione sia presa in mano dalla nuova giunta provinciale. E ormai siamo in un tale ritardo che un mese in più o in meno non cambiano nulla. Ma credo che la definitiva ristrutturazione di palazzo Albere debba essere una delle priorità del nuovo assessore alla cultura. Per Trento, la sovranità limitata su questo edificio storico è una ferita importante. L’unica cosa che posso dire è che l’attuale parcheggio impiegato per l’inaugurazione del Muse deve sparire, e tornare ad essere il prato delle Albere».

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