Al Trentino la delega sugli ammortizzatori sociali

Siglata la firma tra il governatore Pacher e il ministro del Lavoro Giovannini sulla cassa integrazione



TRENTO. Il Trentino da oggi aggiunge ufficialmente alle sue competenze anche gli ammortizzatori sociali. Il presidente della Provincia autonoma, Alberto Pacher, ha infatti firmato nel pomeriggio a Roma col ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, l'accordo che sancisce la delega. Insieme a quelle per l'Università, già formalizzata a giugno del 2011, e a quella sui tributi locali, in via di definizione, è tra i capisaldi del cosiddetto Accordo di Milano del 2009 di revisione della finanza locale, a fronte appunto del trasferimento di nuove competenze: in sostanza il Trentino si assume l'onere finanziario e di gestione sugli ambiti in questione.

L'accordo sugli ammortizzatori sociali firmato oggi sancisce in particolare il passaggio sotto la responsabilità della Provincia autonoma di Trent delle competenze in materia di cassa integrazione guadagni. Prevede lo spostamento a Trento delle istruttorie e delle decisioni delle istanze di cassa integrazione guadagni straordinaria e di quelle inerenti i contratti di solidarietà. Stabilisce la collaborazione con l'Inps per la gestione delle funzioni in materia di prestazioni integrative della cassa integrazione guadagni, delle indennità di disoccupazione e dei fondi di solidarietà. Più in generale, l'intesa chiarisce i nuovi rapporti tra Stato e Provincia nella gestione degli ammortizzatori sociali e conferisce un netto rafforzamento dell'autonomia provinciale. La responsabilità primaria sull'erogazione delle prestazioni previdenziali di sostegno del reddito dei lavoratori passa infatti in capo alla Provincia. Per il completamento del percorso servirà ora un ultimo passaggio, costituito dall'intesa con la sede Inps territoriale, che avrà il compito, tra l'altro, di disciplinare le modalità e i termini di concessione delle prestazioni statali e provinciali, i rapporti finanziari tra i due enti e la sperimentazione sul territorio provinciale di modalità di erogazione delle prestazioni sia statali che provinciali mediante sportelli unici. Con l'approvazione dell'intesa diventano così operative le norme approvate dalla Provincia con la legge finanziaria per il 2013, che introducono la previsione del reddito di continuità e del reddito di attivazione, quali misure provinciali di possibile completamento e rafforzamento delle tutele previste a favore di imprese e lavoratori. Il reddito di attivazione sarà riservato ai soggetti disoccupati, a integrazione delle prestazioni statali o in loro vece, laddove non previste. Il reddito di continuità sarà corrisposto ai lavoratori sospesi, a integrazione dei trattamenti di cassa integrazione ordinaria e straordinaria o per sostenere quelli erogati dai fondi di solidarietà previsti dalla legge 92 del 2012. Le nuove misure potranno affiancarsi ai due strumenti già operativi, costituiti dal reddito di garanzia, per sostenere le famiglie che non raggiungono livelli minimi di reddito, e dal reddito di qualificazione, per i giovani che vogliono migliorare il loro grado di istruzione.

«Oggi l'autonomia provinciale può dirsi più forte e piena, il che costituisce un motivo di orgoglio, ma anche una fonte d'impegno e di più ampia responsabilità. È la prima volta che in Italia si realizza il decentramento di una parte di previdenza sociale». Ad affermarlo, dopo la firma dell'accordo con cui il Trentino acquisisce la delega per gli ammortizzatori sociali, è stato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Alberto Pacher, che l'ha siglato nel pomeriggio a Roma col ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. «Per il Trentino - ha proseguito Pacher - si apre una sfida ambiziosa e importante che dovrà dimostrare la capacità del nostro territorio di riuscire a essere più vicino e meglio organizzato nella gestione dei problemi occupazionali dei cittadini. Non sarà una sfida in competizione con la passata gestione statale. Sarà piuttosto un percorso di collaborazione con le strutture statali per aumentare l'efficacia dell'intervento pubblico complessivo, mediante interventi più sinergici, in particolare attraverso un più stretto abbinamento tra politiche attive e passive e il potenziamento delle tutele laddove risultano più carenti». Una sfida per il Trentino, «che complessivamente ha di fronte una partita complessiva che va dagli 8 ai 15 milioni di euro all'anno, a seconda di cosa decideranno le prossime amministrazioni provinciali» ha precisato in vista delle elezioni del prossimo 27 ottobre.













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