Affari d'oro, la crisi siede in salotto

Nuovi negozi con divanetti e caffè per vendere e scambiare gioielli


Laura Lorenzini


TRENTO. Poltroncine in pelle e musica di sottofondo. Quadri d'autore alle pareti e tappeti persiani all'ingresso. Gli affari d'oro si trasferiscono in salotto: l'orologio o l'anello si valuta sorseggiando un caffè. Il business del "compro oro" si espande e cambia pelle. In Trentino si moltiplicano i negozi, ma con rassicuranti "open space" al posto degli sportelli angusti.

Un ambiente più caldo e avvolgente che fa sì che la contrattazione diventi più rassicurante o, quanto meno, scevra da quel senso di colpa o di vergogna che affligge chi è costretto a svendere gli ori di casa.  In verità, spiegano gli addetti ai lavori, la tipologia del cliente sta cambiando. Il vento di crisi soffia forte e pensionati e stranieri corrono ancora a vendere i gioielli di famiglia per poche centinaia di euro, ma c'è anche chi ai "compro oro" va per cambiare oggetti passati di moda o per trovare un collier o un anello a prezzo conveniente.

E' in questa filosofia che a Trento apriranno a breve due nuovi punti vendita, in via San Martino e via III Novembre, che andranno ad aggiungersi ai sei già attivi. Settore in espansione anche a Rovereto, dove ce ne sono già tre (in corso Bettini, via Dante e via Paganini) e uno di prossima apertura sempre in via Dante. Un altro ne esiste a Borgo Valsugana, un altro ancora a Pergine. Un'onda che non si arresta, come nel resto d'Italia.

«I compro oro si stanno trasformando di fatto nelle gioiellerie del futuro - spiegano i gestori del Remida, che aprirà la prossima settimana in via san Martino a Trento -. Non più vetrine con gioielli inarrivabili, ma negozi dove si può contrattare, vendendo i propri preziosi e acquistandone altri a prezzi convenienti. Magari possiedo un anello d'oro e vorrei cambiarlo, ma non ho soldi. Cosa faccio? Semplice: lo faccio valutare e poi vedo se c'è qualcosa d'altro che mi piace e posso acquistare con quei soldi».

Ecco il perché dell'estetica chic di via San Martino, con le pareti gialle e rosse arricchite dai quadri dell'artista Paola Buzzi e l'elegante scrivania in mogano dove si pesa l'oro, si scambia e si contratta: «E' vero che c'è la crisi, ma la gente non si deve più vergognare se vende l'oro di casa. Pensionati sul lastrico? Immigrati? Per carità, è una fascia che c'è ancora. Però non fossilizziamoci solo su quello. Si può vendere oro in maniera più "easy", come a un mercatino. L'importante è affidarsi a gruppi di professionisti e diffidare degli specchietti per allodole, che ti promettono supervalutazioni quando il prezzo dell'oro si basa sulle quotazioni giornaliere».

Remida è una catena in franchising che conta venti punti nel Nord Italia, così come Oro Cash, quattro negozi in Trentino di cui due a Trento. Anche qui il modello guarda al futuro, come si nota entrando nella bottega di via III Novembre: porte vetrate e anelli e collier esposti sia in oro che in argento. «Persone che vengono spinte dal momento di difficoltà ne abbiamo, ma sono in calo - dice la dipendente Andreia -. La maggior parte arriva per vendere il prezioso avuto in dono che non piace o la collanina del Battesimo che non si usa. Magari in vetrina vedono qualcosa che li soddisfa e la scambiano. Ma ultimamente parecchi sono venuti a cedere qualche oro per avere quei due o trecento euro necessari da aggiungere al proprio budget per godersi una vacanza coi fiocchi».

Ma quanto durerà quest'età dell'oro? Per chi è ottimista e prevede una mutazione del genere destinata a durare, c'è chi vede il rischio di un'inflazione del genere: troppi negozi e tanti gestori improvvisati, in arrivo anche nei centri commerciali. Che promettono affari d'oro ma rifilano patacche: oggetti bellissimi in cambio dei vecchi monili, che di prezioso hanno solo il luccichio. Ed è spesso un abbaglio.













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