Addio a Elisabetta, storica fotografa della valle

PIEVE DI BONO – PREZZO. Elisabetta Girardini vedova Oliana, la cui orazione funebre si è svolta ieri pomerigio a Pieve di Bono, aveva 96 anni ma per oltre mezzo secolo, assieme al marito Aladino, si...


Aldo Pasquazzo


PIEVE DI BONO – PREZZO. Elisabetta Girardini vedova Oliana, la cui orazione funebre si è svolta ieri pomerigio a Pieve di Bono, aveva 96 anni ma per oltre mezzo secolo, assieme al marito Aladino, si era distinta nel gestire il rinomato studio fotografico dislocato a due passi dall'area di servizio e officina di Feliciano Armani tra Creto e Strada.

Il decesso, dovuto all'età, è avvenuto alla Casa di riposo Rosa dei Venti di Condino dove viveva da tempo. Dentro quella struttura (un tempo denominata dai suoi fondatori Pia Casa Provvidenza quando Giovanni Bagozzi, Iginio Butterini e dei don Luigi Pisoni prima e don Modesto Lunelli ne erano gli amministratori) donna Elisabetta ha avuto, ad iniziare dal medico Gabriele Antolini, la vicinanza e il conforto come dentro una famiglia.

Lascia due figli: Celestino, che esercita l'attività di ottico, e Silvana che lavora al palazzo di Giustizia di via San Francesco d'Assissi a Trento.

Elisabetta era una donna tutta di un pezzo, che aveva ereditato arte e parte da papà Tranquillo di Cimego, ma che poi a loro volta si erano trasferiti prima a Strada e poi a Pieve di Bono dove nel frattempo aveva sposato Aladino originario di Roncone che subito (professionalmente parlando) si era adattato agli indirizzi della moglie. Erano gli anni dei lavori idroelettrici (1950) dove tra foto tessera e sequenze belle e non belle, c’era sempre un bel daffare. «Erano ancora lontanissimi i tempi sia delle fotocamere digitali, sia dei telefonini. Lei era determinata e preparata sia con flash che senza e dentro la camera oscura sapeva travasare nelle vaschette acidi e mollette mettendo il tutto in ammollo per poi ricavarne l'immagine», ricorda ancora qualcuno in paese. In valle (sempre utilizzando macchine a rullini) all'epoca ad esercitare quella professione cerano solo i Mazzola a Condino mentre a Storo toccava a Pietro Sai il cui figlio Gerardo lo fa tuttora.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano