Acqua pubblica,  nel 2018 scadono 8 mila concessioni 

La giunta alle prese con il problema dei rinnovi L’esame inizierà dai corsi d’acqua di qualità “non buona”



TRENTO. Perché non ci fossero dubbi sull’enorme quantità di casi da dover affrontare si è scelto di scriverlo in numeri, ed anche in cifre, nella legge collegata al bilancio della Provincia: ottomila. Nei prossimi mesi, e comunque entro il 2018, scadranno, tutte assieme, 8000 concessioni per l’utilizzo dell’acqua pubblica.

In una legge di bilancio molta attenta, come si è già sottolineato, alla qualità dell’ambiente e al riuso del territorio, la legge collegata si occupa anche di uno dei temi centrali, anche e soprattutto, in un momento di innalzamento delle temperature, ovvero l’acqua: «Per poter effettuare in modo adeguato l’istruttoria relativa al possibile rinnovo di questo elevato numero di titoli a derive di acque pubbliche si propone - dice la legge - di dilazionare nel tempo la loro scadenza. Ma di farlo dando però priorità ai titoli più vecchi e a quelli che hanno un maggiore impatto sull’ambiente. Ovvero per «le utenze relative a corpi idrici superficiali in stato di qualità inferiore a buono».

Si diceva del paesaggio e della volontà della Provincia di snellire e semplificare le procedure per trasformare il tipo di cultura nei campi. Una semplificazione che arriva ai massimi livelli laddove si parla ripristinare aree di pascolo prative o agricole di dimensioni inferiori ai 5000 metri quadri. Per quel tipo di intervento è previsto solo la comunicazione di quel che si intende fare.

Un’attenzione che va a braccetto - ed è prevista in legge - con la volontà di finanziare gli interventi di miglioramento paesaggistico nei centri storici.(g.t.)













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