Accuse e veleni, fiamme in casa Upt

Angeli-Fontana, faccia a faccia a Rovereto in attesa di un congresso al vetriolo



ROVERETO. Opportunamente distanti, non si incrociano mai. L’una, Flavia Fontana, avvolta in un cardigan-autonomista caldo e rassicurante, l’altra, Eleonora Angeli, con la divisa della donna in carriera: pantaloni scuri, camicetta bianca e tacco non troppo alto. La disfida in rosa all'interno dell'Upt l'altra sera a Rovereto ha visto di fronte Flavia Fontana e Eleonora Angeli ad aprire l'ultima settimana di battaglia prima del verdetto definitivo che arriverà domenica a Levico al secondo congresso provinciale del partito. Che l'appuntamento sia sentito lo ha dimostrato anche il fatto che la sala era piena: in 150 sono arrivati per ascoltare le tesi congressuali, ma forse più che altro per tastare la situazione "dal vivo" dopo le stilettate spedite dalla sfidante Angeli non tanto alla concorrente Fontana, quanto piuttosto al partito oligarchico. E l'altra sera qualche scricchiolio, in effetti, s'è sentito.

La candidatura "forzatamente" unitaria di Flavia Fontana qualche malumore lo ha creato, ma stranamente Eleonora Angeli non ha fatto più leva su questo tema, svolgendo la sua relazione in modo più politicamente corretto. Fin troppo. Che le due donne candidate alla segreteria provinciale siano agli antipodi lo si è visto chiaramente. Entrambe consigliere comunali a Trento, in sala si sono sedute in prima fila ma distanti quanto basta per evitare di incrociarsi. Un caso forse, ma la cosa è stata notata. Angeli, fedele a sé stessa, si è posta diligentemente con penna e foglio a segnare appunti mentre Paola Conci Vicini, ex assessore provinciale e l'altra sera presidente dell'assemblea roveretana, presentava le due candidate prestando moltissima attenzione a non creare disparità di trattamento.

Memore, evidentemente, delle lagnanze della giovane concorrente che ha subìto il fatto di essere stata presentata ovunque come l'indipendente che sfida la candidata ufficiale. Al tavolo dei relatori, per un quarto d'ora ciascuna, le due contendenti si sono misurate a parole. Anche qui la differenza è saltata subito agli occhi (e alle orecchie) degli ospiti. Angeli è partita con un filo di emozione che si intuiva nella voce, ma sapeva perfettamente cosa dire: sembrava quasi un discorso non solo preparato, ma anche mandato a memoria. Puntuale, preciso, connesso: la ragazza aveva studiato, lo sapeva e lo voleva dimostrare. Fin troppo, visto che a un certo punto, travolta dall'enfasi oratoria, oppure pressata dal tempo contingentato, ha infilato una serie di frasi a raffica che hanno messo alla prova l'attenzione della platea. Tutt'altro timbro Flavia Fontana.

Più pacato, meno graffiante, con tratti soporiferi che fanno tanto rilassatezza. Eloquio piano, parole quasi scandite: dalla travolgente vogata ritmata da un frenetico hortator si è passati alla fiaba davanti al camino in una serata fredda e piovosa. Se Angeli ha citato almeno una volta la sua avversaria, ricordando che le sta seduta accanto in consiglio comunale a Trento, Fontana ha evitato qualsiasi riferimento personale. Uno a uno, invece, per quanto riguarda le gaffe. La giovane, per la fretta, si è lasciata sfuggire la necessità di «farsi carico a 365 gradi delle problematiche»; Fontana, invece, è stata tradita dalla stima smisurata nel governatore ribattezzando lo storico patto «Dellai-Gruber», ufficializzando così il sorpasso di Dellai su Degasperi in qualità di statista. All'interno dei discorsi, molti i punti in comune. E non poteva essere altrimenti. Di famiglia ha parlato un po' più Fontana, mentre il welfare ha occupato più tempo nel discorso di Angeli che ha spaziato lungo confini ben più ampi.

L'autonomia è stato un altro concetto caro alle due signore, le quali si sono spese in modo particolare per le Comunità di valle, considerandole un momento importante della declinazione democratica in Trentino. E' mancato clamorosamente un seppur minimo riferimento alle radici politiche e storiche della maggior parte degli aderenti all'Upt. Di dottrina sociale della Chiesa nemmeno un cenno, le tradizioni cristiane sparite del tutto. Di Degasperi solo uno sbiadito ricordo. Tutti temi che dovrebbero essere patrimonio pressoché esclusivo dell'Upt (e sul quale fondare anche le strategie del presente e del futuro, se non è intenzionato a diluirsi nel Pd), ma di cui si è parlato molto di più all'ultimo congresso del Pdl e che il Patt non dimentica mai di far notare.













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