Acciaieria Valsugana, la rabbia dei cittadini in consiglio provinciale

Seduta del consiglio provinciale animata dalla protesta dei cittadini che ha costretto il presidente Giovanni Kessler a interrompere i lavori. Respinta la richiesta di dimissioni di Dellai, Pacher e Rossi. Ma i dubbi restano



TRENTO. «Non possiamo nemmeno protestare?» ha urlato una donna all’indirizzo di Giovanni Kessler, quando il presidente ha dovuto interrompere la seduta del consiglio provinciale dedicata al tema della situazione ambientale in Valsugana, con l’acciaieria di Borgo in primo piano. La presenza di oltre un centinaio di manifestanti aveva creato un po’ d’apprensione. Tra loro anche alcuni anarchici, ma l’imponente spiegamento di forze dell’ordine è servito a tenere gli animi tranquilli. Alla fine, com’era prevedibile, le richieste di dimissioni sono state respinte.
 A fronte di un dibattito per gran parte scialbo e deludente, la giornata dedicata alle proposte di sfiducia ha comunque riservato un colpo di scena. Che è uscito al termine del dibattito quando ha preso la parola il presidente Dellai. Si trattava della risposta di Galan in merito all’intervento della Forestale nella raccolta di campioni per conto dei medici per l’ambiente, quei campioni che vengono oggi contrapposti alle indagini di Appa e Azienda sanitaria. La Forestale veneta, ha scritto il ministro, non ha fatto quei prelievi. Li ha fatti un dipendente del Corpo forestale veneto, residente in Valsugana e fuori dall’orario di servizio, a titolo puramente personale.
 Alla votazione della sfiducia al presidente e agli assessori Pacher e Rossi (respinta per 21 voti a 13) non erano presenti i manifestanti che però avevano seguito il dibattito del mattino. Parecchi applausi agli interventi dell’opposizione (zittiti poi dal presidente del consiglio che ha fatto rispettare il regolamento) e qualche fischio agli assessori che hanno preso la parola. Accanto a chi protestava per la Valsugana con le magliette «basta veleni» o «basta diossina» c’erano anche dei gruppi No Tav, anche loro muniti di maglietta e striscioni. Tutti accomunati dalla stessa preoccupazione ambientale. «Ci sentiamo abbandonati - diceva una delle mamme più preoccupate - perché ci pare che tutta la questione sia tratta con superficialità, quasi a voler nascondere i dati reali».
 Quando l’assessore Rossi ha snocciolato tutti gli interventi di controllo e analisi effettuate sono piovuti fischi. Eppure si trattava di una mole impressionante di dati, tutti a testimoniare che i parametri di legge erano ampiamente rispettati. Immotivate anche, ha detto l’assessore Rossi, tutti gli allarmi relativi ai parametri delle incidenze tumorali in Valsugana e nel Trentino: sono in media con il nord Italia e la regione alpina. Il tema trattato soprattutto da Pacher e poi da Dellai è stato però quello della fiducia nelle istituzioni. E se Pacher si è trattenuto, il presidente non è andato per il sottile nell’accusare l’opposizione di mistificazione ed esasperazione.
 In effetti quello che era palpabile anche tra i manifestanti ieri mattina era proprio questo crollo nella fiducia delle istituzioni, soprattutto quelle preposte al controllo delle condizioni ambientali e della salute in Trentino: Appa e Azienda sanitaria. L’assessore Rossi era amareggiato quando commentava: «E pensare che la nostra Azienda è stata la prima ad avviare campagne di monitoraggio che oggi ci permettono di fare importanti raffronti e avere una fotografia chiara della situazione».
 Un vigoroso battibecco c’è stato tra il consigliere leghista Savoi (ieri il più “travolgente”) e Dorigatti del Pd. Il primo ha insistito più e più volte sulla necessità di chiudere subito le acciaierie, fino a far sbottare l’ex sindacalista. Ma anche Dellai ha detto che la fabbrica non si può chiudere: non ce n’è motivo.

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