Abolita la lotta all’omofobia «Così si torna al Medioevo» 

Le reazioni. Le opposizioni contro l’assessora Segnana: «Così si cancella tutto il lavoro fatto contro le discriminazioni di genere». L’Arcigay attacca: «Colpite ancora una volte le minoranze»



Trento. «Bentornato Medioevo!». Con queste parole i consiglieri provinciali di Futura Paolo Ghezzi e Lucia Coppola commentano, con amara ironia, la scelta dell’assessora alle Politiche sociali Stefania Segnana, che nella delibera che modifica i criteri per i contributi per iniziative sulle pari opportunità ha di fatto eliminato il riferimento alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, oltre a quello su comportamenti omofobici e transfobici.

Futura

«Il presidente Fugatti e l’assessora Segnana - scrivono Ghezzi e Coppola - hanno voluto “ripulire” di ogni riferimento al genere i progetti di promozione e sensibilizzazione previsti dalla legge 13/2012. L’ossessione per la cosiddetta “teoria del gender” e l’intento propagandistico di difendere la cosiddetta “famiglia tradizionale” hanno portato la giunta provinciale a ripulire la delibera della precedente giunta da qualsiasi riferimento al genere. Evidentemente il presidente e l’assessora provinciale ignorano che anche nel nostro Trentino vi sono ragazze e ragazzi, donne e uomini che vengono offesi o discriminati nel mondo del lavoro, della scuola e dello sport a causa del loro orientamento sessuale o della loro provenienza o della loro fede religiosa. La giunta Fugatti - aggiungono - abbassa pericolosamente la guardia e cancella con un tratto di penna la stessa esistenza della discriminazione fondata sugli orientamenti sessuali. Restano le pari opportunità tra uomini e donne, si riafferma il valore sociale della maternità e della paternità, ma non c’è più alcun riferimento al diritto-dovere di sostenere ogni iniziativa per educare al rispetto dei diritti di tutte e di tutti, indipendentemente dai loro orientamenti sessuali e dall’identità di genere».

Arcigay

Sulle barricate anche l’Arcigay del Trentino: «Ancora una volta i tagli alle spese vengono fatti "limando" sui diritti delle minoranze e dei gruppi sottorappresentati. Chiederemo formalmente un incontro alla presidenza e all'assessorato coinvolti per meglio comprendere come (a questo punto) intendono far fede all'impegno in contrasto di "ogni forma di discriminazione" e se necessario per riportare loro i numerosi casi di omofobia, esclusione sociale e discriminazione che la comunità LGBT* Trentina vive quotidianamente».

L’ex assessora

Attacca anche l’ex assessora alle Pari opportunità Sara Ferrari: «Non capisco come la Giunta, dopo ormai quasi un anno di lavoro, possa ancora affrontare le proprie deleghe con tanta superficialità. Nella scorsa legislatura il Consiglio ha impegnato, con una mozione, l’Esecutivo provinciale affinché sostenesse iniziative di sensibilizzazione e prevenzione a quelle forme di bullismo, e lo ha fatto perché anche nella società trentina come a scuola, le persone che vengono derise, isolate e svilite per come vivono le proprie relazioni affettive ci sono. Nonostante si sappia benissimo quali iniziative e con quali contenuti negli ultimi anni siano state finanziate, visto che tutti gli eventi organizzati da associazioni e comuni erano pubblici, e nonostante la Giunta abbia avuto tutto il tempo per accertarsene, assistiamo invece ancora ad allusioni folli - aggiunge Ferrari - come se tali attività potessero magari "promuovere" l'omosessualità, e non invece aiutare chi, nostri figli, nipoti, amici o vicini di casa, si trovano a vivere momenti di esclusione e di ostracismo. Cittadini trentini che pagano le tasse e che hanno diritto ad essere tutelati nella propria sicurezza come tutti gli altri, anche attraverso la costruzione di una cultura non ostile».

«Nel tentativo di trovare sempre qualche slogan elettoralmente efficace – conclude l’ex assessora alle pari opportunità – la Giunta continua a spacciare fantomatiche minacce al valore sociale dell’essere genitori, o al ruolo delle mamme e dei papà, e si dimentica purtroppo che sta reggendo un’istituzione che deve rappresentare tutta la popolazione trentina. Decidere, come hanno fatto, che le iniziative di contrasto a tutte le discriminazioni non devono più essere finanziate, significa negare che esistano a scuola, sui luoghi di lavoro e nella società persone emarginate e derise per queste ragioni, e ritenere che vada bene così e che questi cittadini debbano cavarsela da soli, che i loro diritti non debbano essere garantiti dal pubblico. Due errori che non fanno altro che rendere una parte della nostra comunità un po’ più sola».













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