«Abbiamo portato crescita con equilibrio» 

Giorgio Tonini tira le somme del suo impegno come presidente della Commissione bilancio del Senato


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. «Eravamo su un crinale stretto e pure ghiacciato, con un burrone a destra e un burrone a sinistra, ma siamo riusciti a seguire questo sentiero e a riportare l’Italia a crescere». Giorgio Tonini in questa legislatura che si sta chiudendo è stato presidente della Commissione Bilancio al Senato e ha vissuto in prima persona gli sforzi fatti per cercare di risanare il paese.

Senatore Tonini, come sono stati questi anni alla Commissione Bilancio?

Eravamo a davanti a due rischi o diventare un paese inaffidabile con lo spread altissimo e tanti dubbi sulla sua solvibilità o entrare in recessione a causa di politiche troppo restrittive. Per ridurre il debito, però, non possiamo entrare in recessione come è successo dopo il governo Monti. Eravamo talmente esposti sul versante dello Spread che il governo Monti ha dovuto cambiare rotta in modo rapido. Così noi siamo entrati nella legislatura che l’economia andava a meno 3 %. Una cosa drammatica. Ne usciamo che siamo sopra l’1,5%. Questo è il risultato importante della legislatura perché lo abbiamo fatto senza mettere a repentaglio i conti pubblici. Noi ci vantiamo di non essere caduti in nessuno dei due burroni.

Vi attaccano dicendo che la nostra è la crescita più bassa in Europa.

Certo perché gli altri hanno fatto più deficit. Tranne la Germania che è l’unico paese virtuoso che riesce a tenere alta la crescita e i conti sani. Questo lo si deve al fatto che al tempo di Schroeder sono riusciti a fare le riforme che assicurano un’alta competività a tutto il sistema paese. Tolta la Germania, gli altri grandi paesi o fanno più deficit di noi o hanno meno stock del debito alle spalle. La Francia è il caso tipico, ma adesso sta facendo troppo deficit tanto che Macron adesso sarà costretto a dare una stretta.

C’è anche la Spagna che era messa peggio di noi ed è uscita dalla crisi anche risanando le banche con soldi anche nostri.

Però la Spagna ha un tasso di disoccupazione molto più alto del nostro. Anche la Spagna ha i suoi guai accentuati adesso dalla crisi politica in Catalogna. La cosa che conta è che il differenziale tra noi e la media dei paesi euro è sceso di molto. Stiamo seguendo l’unica strada percorribile e nel frattempo dobbiamo fare le riforme.

Quindi questa secondo lei è l’unica strada?

Questa è l’unica strada sicura. Le altre rischiano di essere scorciatoie che da una parte ci possono portare verso un salto nel vuoto, con i 5 Stelle, e dall’altra a un ritorno al passato e allo spread impazzito con Berlusconi. E si sentono promesse impossibili e non sostenibili. C’è chi dice aboliamo la riforma Fornero, il che costerebbe decine di miliardi, e nel contempo dice riduciamo le tasse. Così è stato fatto il debito. Durante la discussione della legge di bilancio venne il capogruppo dei 5 Stelle, il senatore Endrizzi, a presentare un emendamento che riduceva gli introiti dei giochi. Un obiettivo giusto, ma lui copriva le mancate entrate tagliando le agevolazioni alle famiglie. Le senatrici dei 5 Stelle si sono rifiutate di votare l’emendamento ed Endrizzi se ne è andato sbattendo la porta. Ogni misura ha bisogno della sua copertura. Il Pd ha dimostrato che si può trovare un punto di equilibrio tra politiche rigorose e politiche di crescita. Negli altri non vedo la stessa serietà.













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