la testimonianza

«A Tunisi urla di disperazione e terrore negli occhi»

Il racconto dell’imprenditore e parlamentare trentino-tunisino Brahami che ieri è atterrato in patria poco prima dell'attentato



TRENTO. «Gente disperata che urlava, il terrore negli occhi di tutti: una scena terribile». Saadi Brahmi, imprenditore trentino e parlamentare tunisino, ieri mattina è atterrato all’aeroporto di Tunisi e quando è arrivato davanti al Parlamento, l’attentato nel quale sono rimasti uccisi anche quattro italiani era appena successo. «Una cosa terribile - spiega al telefono - ma non posso certo dire che quanto successo mi abbia stupito. La situazione è criticissima e la comunità internazionale deve finalmente fare qualcosa, deve muoversi». Lui a Tunisi era andato perché oggi è prevista una conferenza stampa con un pool di avvocati che sta seguendo l’indagine sulla morte di Mohamed Brahmi, fratello di Saadi ucciso nell’estate del 2013 in un agguato. «Parleremo anche di quello che è successo al museo del Bardo perchè - prosegue Saadi - bisogna condannare ad alta voce e senza aver paura questi fatti. Il terrorismo va affrontato. Ed è ora che tutti se ne rendano conto e inizino veramente a fare qualcosa. Quando sono arrivato davanti al museo la situazione era terribile. La gente scappava senza sapere dove andare. Ho aiutato una coppia di italiani, della provincia di Firenze. Loro non era la museo ma erano spaventatissimi per quello che era successo. Con questo attacco i terroristi hanno lanciato diversi messaggi. Il più grave e che hanno dimostrato di poter colpire ovunque senza che nessuno abbia la possibilità di mettersi in salvo. I terroristi non vengono da fuori, ma possono essere gli uscieri del museo, l’autista dell’autobus. Un commerciante mi ha detto che ha visto due scendere dall’autobus alla fermata davanti al museo. Erano vestiti normalmente, sembravano dei passanti. Hanno lasciato per terra una borsa di plastica. Poi uno è entrato al Bardo per verificare che ci fossero tante persone. Quando è uscito hanno preso la borsa e hanno iniziato a sparare. Ed è iniziato l’incubo. Prendendo di mira il museo più grande dell’Africa hanno voluto anche pugnalare alle spalle il sistema turistico che è già in agonia. E purtroppo temo che il sangue scorrerà ancora sulla terra tunisina. A tutti i famigliari dei morti esprimo le più sentite condoglianze e all’Europa, alla comunità internazionale chiedo di alzare la testa e iniziare a fare davvero qualcosa contro il terrorismo. Prima che sia troppo tardi».













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