A Fai tre persone in quarantena

Trento. Da Fai della Paganella ieri pomeriggio erano arrivate notizie tutto sommato tranquillizzanti. Ma in serata c’è stata la doccia fredda: un nuovo caso conclamato di coronavirus a Terlano, in...


Gianpaolo Tessari


Trento. Da Fai della Paganella ieri pomeriggio erano arrivate notizie tutto sommato tranquillizzanti. Ma in serata c’è stata la doccia fredda: un nuovo caso conclamato di coronavirus a Terlano, in Alto Adige. Ed il Trentino è sempre più accerchiato. Ma riavvolgiamo il nastro di giornate comunque convulse: la famiglia lombarda di Soresina, risultata poi malata di coronavirus, nel suo scampolo di week-end a Fai stata effettivamente a contatto con pochissime persone, soltanto tre : il titolare e due avventori di un bar, il Moby Dick. Tutti e tre si sono messi in quarantena volontaria, nelle proprie abitazioni, stanno bene, e non c’è stato nemmeno bisogno di chiudere il locale pubblico. Le buone notizie non finiscono qui: l’avvocato lombardo, la moglie ed uno dei due figli (il secondo non aveva nemmeno contratto il virus) ieri sono stati dimessi dall’ospedale di Bergamo dove erano stati trasferiti da Fai e proseguiranno la convalescenza chiusi a casa loro. Insomma in gente giovane e e con un sistema immunitario che funziona bene il virus non è terribile.

Detto della pagina a lieto fine, si osserva come la partita contro l’epidemia appaia ancora tutta da giocare: un altoatesino di Terlano che ha passato un periodo di tempo in una zona a rischio della Lombardia, a Cremona per trovare una zia, potrebbe essere il primo caso di contagio da coronavirus in Alto Adige. Il trentenne, dopo essere risultato negativo ad un primo test, è risultato positivo al secondo. La Provincia ritiene il contagio «altamente probabile» e attende riscontri dall'Istituto superiore di Sanità. Il governatore Maurizio Fugatti ieri sera ha accolto la notizia che, solo in parte, ha guastato una serie di comunicazioni positive che solo poche ore prima aveva condiviso assieme alla task force anti coronavirus messa in campo dalla Provincia: «La notizia, ad oggi, alle 18.30 è che in Trentino non c’è nessun caso di coronavirus. Monitoriamo, interveniamo come è successo l’altro pomeriggio a Fai, ma abbiamo messo in campo una rete di controlli sulle le persone che arrivano da noi dalle zone rosse. In caso di necessità siamo pronti ad intervenire. E lo faremo sino a quando sarà necessario. Probabilmente non sarà una cosa breve» ha detto il presidente.

Che per ora si muove all’insegna della prevenzione: chiudendo, senza esagerare, molti luoghi di aggregazione. In primo luogo tutte le scuole di ogni ordine e grado che prolungano le vacanze di carnevale sino a lunedì prossimo (ma il personale non resta a casa). Porte chiuse all’Università e stop ai vari carnevali organizzati: «Ma questo - ha detto Fugatti - per evitare che dalle zone dove le manifestazioni erano già state cancellate ci fosse un massiccio arrivo di persone». Attivato un numero verde dedicato alle informazioni sanitarie: 800867388.

La raccomandazione di non affollare i locali pubblici, è andata curiosamente (ma non troppo) di pari passo con una sorta di assalto ai supermercati ma la Provincia conta, con regole chiare e prevenzione, d evitare il più possibile il propagarsi del coronavirus. L’assessora alla salute Stefania Segnana ha incontrato ordini professionali e responsabili delle Rsa per mettere un filtro alla visite di persone comunque deboli: «Dovranno essere segnalate prima le visite di persone che provengono da zone potenzialmente pericolose, dal Veneto e dalla Lombardia. E verrà fatto entrare solo un parente per volta. A quanti tra i visitatori dovessero mostrare segnali di malattie di carattere influenzali potrà essere impedito l’accesso nelle strutture per anziani» osserva l’assessora. Il clima di fobia sul virus è certificato dal caos scoppiato in una scuola romana nel primo lunedì di rientro dopo la sospensione delle lezioni nelle regioni del nord. Ad alcuni bambini che hanno trascorso la settimana bianca in Trentino è stato inizialmente vietato l'ingresso a scuola se privi di una certificazione medica che attestasse che erano in buona salute e che non presentassero i sintomi del coronavirus.













Scuola & Ricerca

In primo piano