il caso

A Bolzano i rifiuti del Trentino: l’intesa è sempre più vicina

Kompatscher si oppone ma nello “Sblocca Italia” è previsto che gli inceneritori già esistenti viaggino a pieno regime e quello altoatesino è sottoutilizzato. Il 9 settembre l’incontro a Roma con il governo


di Francesca Gonzato


TRENTO. Rifiuti trentini bruciati all’inceneritore di Bolzano. Il tema torna prepotentemente all’ordine del giorno della politica regionale, dopo le rassicurazioni dello scorso inverno. Il nodo è sempre il decreto «Sblocca Italia» e le misure che contiene su inceneritori e smaltimento. La prospettiva di un arrivo a Bolzano di rifiuti extra provinciali emerse lo scorso gennaio, dopo l’approvazione dello «Sblocca Italia».

Dal presidente altoatesino Arno Kompatscher arrivarono all’epoca rassicurazioni sul fatto che l’impianto di Bolzano non sarebbe stato toccato dal «pendolarismo» dei rifiuti da una regione all’altra. L’ipotesi invece c’è e se ne discuterà a breve.

Il governo ha convocato le Regioni a Roma il 9 settembre per discuterne. La bozza, che prevede tra l’altro la costruzione di 12 inceneritori in Italia, è stata inviata ai presidenti regionali, tra cui Arno Kompatscher e Ugo Rossi, e da quel momento soprattutto a Bolzano si è alzata la soglia di allerta.

Nel testo del ministero dell’Ambiente viene confermata la filosofia di fondo, ovvero che tutti gli inceneritori presenti in Italia dovranno funzionare a pieno regime. Il governo intende uscire dal peso delle sanzioni europee comminate per il conferimento ancora eccessivo di rifiuti in discarica nelle regioni italiane: le sanzioni sono già arrivate a 60 milioni. E come è noto, l’impianto di Bolzano è sovradimensionato rispetto al territorio provinciale. Il primo a cavalcare lo «Sblocca Italia» a gennaio fu l’assessore provinciale trentino Mauro Gilmozzi, che mise sul piatto i rifiuti delle valli di Fiemme, Fassa, Val di Non e Val di Sole.

All’epoca venne messo a tacere, ma lo scenario si ripropone in vista della seduta del 9 settembre. Tra l’altro sembra ormai tramontata l’ipotesi di costruire un inceneritore alle porte di Trento. Il documento del ministero dell’Ambiente precisa che in Trentino Alto Adige il fabbisogno residuo di incenerimento è tale «da non fare ritenere sostenibile la realizzazione di una nuova infrastruttura».

Le tabelle della bozza di decreto elencano per il Trentino Alto Adige un fabbisogno teorico di incenerimento di 205.602 tonnellate all’anno, una capacità effettiva di incenerimento di 117.000 tonnellate all’anno (l’impianto di Bolzano) e quindi un fabbisogno residuo di incenerimento di 88.602. Come si vede, l’impianto di Bolzano viene conteggiato in base alla sua piena capacità operativa, finora mai raggiunta.

Proprio per evitare l’arrivo di vagoni di rifiuti da altre regioni, Gilmozzi a gennaio aveva invitato i colleghi altoatesini a considerare in modo positivo l’arrivo di 20 mila tonnellate di rifiuti dalle vallate trentine. Palazzo Widmann riuscirà a stoppare il piano nazionale in nome dell’autonomia speciale? Al momento sembra improbabile.













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