il caso

Sanità, il dramma degli anziani in Trentino: lunghe liste d’attesa e interventi saltati. I sindacati: «Ripartire dai medici di base»

«Il territorio è stato abbandonato, senza sostituire chi andava in pensione. Bisogna potenziare la specialistica ambulatoriale»



TRENTO. I sindacati dei pensionati CGIL, FNP CISL e UILP fanno il punto su un altro argomento che interessa tutti i cittadini e moltissimo la fascia d’età che rappresentano: la sanità. L'emergenza della pandemia ha portato a livelli allarmanti il problema delle liste d'attesa, su cui, già prima, pesava la cronica mancanza di personale con cui far fronte ai bisogni di salute dei cittadini. Sono i numeri a dare la dimensione colossale del fenomeno: rispetto al 2019 nel corso del 2020 abbiamo avuto a livello nazionale 64.504.000 prestazioni di specialistica ambulatoriale in meno (-28,3%) e nel 2021 sono state 33.919.000 in meno (-14,9%), per un totale di 98.423.000 prestazioni di specialistica ambulatoriale in meno nel biennio; i ricoveri ospedalieri sono stati nel 2020 1.774.817 in meno rispetto al 2019 (-21%). E in Trentino la situazione non è certo migliore. A denunciare la situazione sono i segretari generali dei sindacati pensionati UILP, SPI e FNP CISL Claudio Luchini, Ruggero Purin e Tamara Lambiase.

Il problema è confermato anche dai risultati di una survey condotta dall'ISTAT che ha valutato i numeri delle rinunce da parte dei cittadini alle visite specialistiche ed esami diagnostici per la difficoltà di accedere al servizio o motivi economici, evidenziando che le rinunce sono state 4.845.000 nel 2021 e ben 5.610.000 nel 2022 (nel 2019 erano 3.162.000), con un evidente trend in aumento.

Per molti mesi il Covid ha di fatto cancellato le altre cronicità, togliendo spazio a chi, per esempio, presenta problemi cardiaci o era in attesa di un intervento di cataratta. Sono migliaia i pazienti in Trentino che ancora oggi faticano a ottenere il rispetto dei tempi indicati dal medico sulle prescrizioni, trovandosi a dover rinviare visite specialistiche, controlli, interventi. L'emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ha comportato notevoli ritardi alle attività legate alle patologie oftalmologiche, certamente non sempre patologie con emergenze, ma a livello provinciale sono state centinaia le prestazioni ambulatoriali in meno e ciò ha determinato l'allungarsi delle liste d'attesa e disagi per l'utenza. Si è verificata una contrazione significativa di interventi chirurgici legati alla cataratta, e una parte degli over 80, che non sono stati operati, ha subito una frattura del femore a causa dell'ipovisione e della conseguente difficoltà ad evitare gli ostacoli. Una verifica ha dato come esito un aggravamento delle patologie permanenti a causa del lockdown e della conseguente diminuzione dell’ attività di prevenzione che ancor oggi non è riuscita a recuperare i numeri.

Molti sono i modi in cui si può intervenire: migliorare i processi di cura dei pazienti, in particolare anziani e affetti da cronicismi, attraverso un serio e programmato coinvolgimento degli studi dei medici di MG presenti sul territorio. Non è pensabile infatti riportare alla sanità territoriale funzioni che attualmente sovraccaricano impropriamente le strutture ospedaliere senza un pieno coinvolgimento dei “medici di famiglia”. Andrebbero superate alcune limitazioni alla facoltà di prescrizione da parte di questi dei farmaci per alcune patologie, evitando le tante visite specialistiche prescritte solo per il rinnovo del piano terapeutico, visite che allungano le liste d’attesa .

Uno dei problemi delle liste d'attesa è proprio il mancato potenziamento della specialistica ambulatoriale con medici sottoutilizzati rispetto al concreto fabbisogno, quel settore della medicina, che opera nel territorio, anche al di fuori degli ospedali, e che ha prevalentemente negli anziani e nei cronici i propri pazienti. Se siamo giunti a questo punto lo dobbiamo al fatto che per anni il territorio è stato abbandonato e desertificato lasciando che i medici andassero in pensione senza programmare la loro sostituzione" aggiungono i tre segretari. Ora è necessario soprattutto che la Provincia di Trento prenda in carico in modo definitivo questo grave problema del nostro Sistema Sanitario senza negarne l’evidenza come si legge sui quotidiani, dove pare che tutto funzioni: i numero degli infermieri è aumentato, i medici di base anche poiché i neo laureati potranno avere 500/1000 pazienti prima di avere la specializzazione, o grazie alle convenzioni con medici riuniti in cooperative private.

I segretari generali chiedono un incontro urgente all’assessore Segnana per avere chiarezza sulla strada che assieme al suo dipartimento intende percorrere per risolvere la situazione che grava particolarmente sui cittadini più fragili della società trentina.













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