Slot, in un anno bruciati oltre 50 milioni 

A Rovereto la spesa annua pro capite è di 1.311 euro. I videopoker in città sono 357, divorano 141 mila euro al giorno


di Giuliano Lott


ROVERETO . I dati del 2017 sono ancora in elaborazione, ma dalle prime proiezioni il trend pare in crescita. Quelli già elaborati dicono che ogni roveretano (la fonte è l’indagine nazionale Slotinvaders) ha speso in media nel 2016 1.311 euro nelle slot machine, che moltiplitcato per la popolazione (39.482) totalizza una cifra impressionante: 51 milioni e 780 mila euro in un solo anno, 141 mila al giorno. Esistono due tipi di slot: le cosiddette Vlt (Video lottery terminal), collegate con un server nazionale, che accettano banconote e ammettono la vincita del jackpot nazionale, che arriva fino a 500 mila euro, e del jackpot di sala f(ino a 100 mila euro: in sala si ha diritto al pagamento immediato in contanti di al amassimo 2999,99 euro: eventuali esuberi rispetto a questa cifra vengono liquidate o con bonifico bancario o per assegno) e si trovano nelle sale da gioco autorizzate. Poi ci sono le Awp (acronimo di Amusement with prizes, gioco con premi), o “new slot”, che funzionano solo con denaro ed erogano vincite, sempre in contanti, per un massimo di 100 euro. Sono diffuse soprattutto nei bar e nelle tabaccherie. Le vincite totali, calcolate su un ciclo che varia da 14 mila a 140 mila partite, devono essere almeno il 70% delle somme giocate. A Rovereto, dati del 2016, ci sono 357 slot delle quali 269 Awp e 88 Vlt e si dividono in proporzione la torta delle giocate: dei 1311 euro annoi spesi in media da ogni roveretano, 495 sono finiti in macchine Awp e 816 nelle Vlt. In totale, nel 2016 sono stati spesi a Rovereto 19,6 milioni spesi nelle Awp e 32,2 nelle Vlt. Com’è persino banale osservare, il vizio del gioco non tocca tutti in maniera indistinta, ma solo una fetta minoritaria della popolazione. «Ma i roveretani che giocano sono molto di più di quanto non dicano ad esempio i numeri dei casi seguiti dal Serd, il servizio dipendenze dell’Azienda sanitaria, che sono solo la punta della punta dell’iceberg» spiega il dottor Luigino pellegrini del Servizio alcologia e dipendenze dell’Azienda sanitaria. «I casi gravissimi sono pochi, e si tratta di persone che hanno già compreso di avere un problema con il gioco e si sono rivolte a strutture di sostegno per affrontare un percorso di “disintossicazione” dal gioco d’azzardo. Quando vediamo cifre del genere non possiamo pensare che a giocare siano pochi casi patologici, Si parla di centinaia, probabilmente migliaia di roveretani, che riescono comunque a barcamenarsi, magari chiedendo prestiti o tirando a campare in qualche modo. È un fenomeno che rimane per sua natura sotterraneo» conclude Pellegrini. Il quale però fornisce una chiave di lettura: «La diffusione delle slot, anche se può apparire un’osservazione banale, è correlata alle situazioni patologiche e anche a quelle gravi ma non conclamate. In sostanza, dove ci sono meno slot, ci sono meno casi disperati e meno persone che giocano». La controprova è Trento, dove ci sono 7,5 slot ogni mille abitanti, mentre a Rovereto ce ne sono 9. A Trento, la spesa pro capite è più bassa di circa 130 euro: 1.180 euro all’anno. «Il gioco d’azzardo è un problema sociale, che tende per sua natura a una lenta morte, ma questo processo va accelerato». Come? Gli strumenti di legge non aiutano i Comuni. «Bisogna lavorare sulla prevenzione, disincentivando lo stile di vita legato al gioco. Ma la riduzione del numero delle slot sul territorio resta un fattore determinante».

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