Sfilata “indoor” per pochi al Palasport 

Solo 150 mascherine, spalti disertati. La vicesindaca Azzolini: «Manifestazione da rilanciare». E il presidente Turella lascia


di Giuliano Lott


ROVERETO. Scordiamoci pure la sfilata tradizionale su corso Rosmini: oggi le misure di sicurezza sono tali da indurre il Comitato che organizza il Carnevale dei Bambini, alla sua sessantatreesima edizione, a preferire una più controllabile minisfilata indoor, al Palasport. Per omologare un solo carro allegorico serve ormai più documentazione di quella necessaria per reimmatricolare una moto radiata trent’anni fa dal Pra. Inoltre i numeri non sono più quelli degli anni d’oro, l’entusiasmo dei grandi gruppi (memorabili le messe in scena dell’oratorio di Borgo Sacco, che coinvolgeva decine e a volte centinaia di persone, tra adulti e bambini) se non si è spento si è comunque sopito, e questa stasi dura da qualche anno. Più che stasi, anzi, è un lento ma inesorabile declino. Di maschere iscritte ieri ce n’erano circa 150, poca cosa rispetto alle centinaia degli anni migliori. «Ogni quartiere ormai organizza il proprio carnevale - commenta la vicesindaca Cristina Azzolini, ieri in giuria -, un fenomeno comprensibile, ma alla città mancano i numeri per un evento centralizzante come era una volta il Carnevale roveretano. Bisognerebbe cercare di lavorare insieme agli altri comitati per organizzare insieme una grande sfilata nelle strade del centro». Ma ormai se ne parlerà il prossimo anno, nella migliore ipotesi. La festa di ieri al Palasport non si può certo rimproverare per l’organizzazione, ben oliata e scandita nelle sue varie fasi, dalla presentazione delle maschere alla premiazione. Le facce dei bambini però dicono molto: alcuni non nascondono la noia nel rimanere parcheggiati sul parquet del palazzetto e insistono con i genitori per poter uscire a far gazzarra con gli amici ai vicini giardini Perlasca. Come biasimarli? Lì possono rincorrersi, coprirsi di coriandoli e di schiuma da barba (le “farinate” degli anni Ottanta su corso Rosmini sono solo lontani ricordi dei genitori più anziani). Anche gli spalti non sono proprio gremiti. La gradinata est è spopolata e qualche genitore bofonchia seccato per la desertificazione del carnevale roveretano. «Non è più come una volta». No, e non lo è più da parecchio. Darsi da fare per creare un gruppo numeroso è un’abitudine perduta, e forse con i tempi che corrono c’è anche meno voglia di prendersi in giro. Il Comitato fa quello che può per mantenere viva la tradizione, e il presidente Marco Turella, a 73 anni e con qualche acciacco dell’età, vuole lasciare. «Dal prossimo anno non ci sarò più, ma affiancherò per un paio d’anni il mio successore. Certo, bisogna rilanciare il carnevale. in questi anni abbiamo lavorato molto sulle scuole, con buoni risultati, ma ci sono tanti carnevali, tutti molto legati al campanile. Non è semplice mettere d’accordo tutti»

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