San Rocco, per la Procura è terrorismo 

Indagano i pm trentini Profiti e Ognibene, intanto si cerca di capire quale innesco è stato utilizzato dagli attentatori



ROVERETO . Sul rogo alla chiesa di San Rocco indaga la Procura di Trento: sono stati incaricati i sostituti procuratori Davide Ognibene e Pasquale Profiti, che hanno aperto un fascicolo per “incendio doloso aggravato da finalità terroristiche”.

I periti dei vigili del fuoco sono al lavoro per analizzare i resti del portone della chiesa di San Rocco, dato alle fiamme all’alba di giovedì. Sarà difficile individuare gli autori del gesto, una dichiarata rappresaglia per il presepe “antiabortista” esposto sui gradini della chiesa. Nella zona di corso Bettini non sono molte le telecamere direte sulla strada e i carabinieri stanno vagliando ogni possibilità per riuscire, anche incrociando immagini di diverse telecamere, a ricostruire la dinamica dei fatti. Ciò di cui c’è sufficiente certezza è che per ridurre in quello stato il portone, un manufatto in legno massiccio che risale agli anni Sessanta, deve essere stata impiegata una abbondante quantità di liquido infiammabile - con tutta probabilità benzina, ma saranno le analisi di laboratorio a dare risposte certe - per fare in modo che le fiamme aggredissero la struttura al punto di distruggere, incenerendola, la parte centrale dell’infisso, disintegrato all’altezza della grossa maniglia in metallo, caduta infatti a terra per mancanza di sostegno. È verosimile che per creare maggior danno possibile sia stato architettato qualche espediente, come ad esempio l’impiego di una tanica in plastica (o bottiglie incendiarie) alla base del portone, per mantenere ben alimentate le fiamme in modo che attaccassero il robusto infisso. Alcuni frammenti sospetti sono stati raccolti dagli esperti dei vigili del fuoco, ma resta da stabilire se si tratti di resti dell’innesco o se siano riferibili a qualche oggetto che si trovava in chiesa al momento dell’incendio. Ci vorranno alcuni giorni per avere un quadro completo, dal punto di vista tecnico. Nel frattempo, i carabinieri stanno cercando le riprese video della notte in corso Bettini, ma non trascurano la possibile testimonianza di qualche residente che possa aver udito o visto qualche dettaglio utile alle indagini, benché a quell’ora (l’allarme è scattato attorno alle 5.30) fosse ancora notte ed è facile immaginare che almeno la maggior parte dei roveretani stesse dormendo della grossa

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