il caso

Rovereto, lavoratrice delle pulizie vince il ricorso per due stipendi arretrati

Non le erano stati riconosciuti dopo la modifica del giudizio di non idoneità alla mansione



ROVERETO. La tutela di salute e sicurezza sul lavoro non sono in antitesi al diritto alla retribuzione se il giudizio di inidoneità del medico competente è stato modificato dall'Uopsal. È quanto ha stabilito il Tribunale di Rovereto che con una sentenza del giudice Michele Cuccaro ha accolto il ricorso di un'addetta alle pulizie dell'ospedale di Rovereto contro Rekeep.

La lavoratrice, seguita da Filcams del Trentino e dall'avvocato Giovanni Guarini - sottolinea il sindacato in una nota - ha ottenuto il pagamento dei due stipendi che non le erano stati riconosciuti a seguito della modifica del giudizio di non idoneità alla mansione. I fatti risalgono all'estate scorsa quando la lavoratrice viene dichiarata dal medico competente aziendale non più idonea alla mansione. Scatta, dunque, la sospensione dal lavoro e dallo stipendio come previsto dalle norme.

L'addetta alle pulizie, però, non ci sta e, affiancata dal sindacato, decide di fare ricorso all'Uopsal che conferma solo in parte il giudizio del medico competente. Dunque alla lavoratrice, rimasta a casa non per sua volontà, spetta l'intera retribuzione anche per i due mesi in cui non è stata in servizio.

"Questo caso dimostra quanto sia importante che il sindacato affianchi i lavoratori e le lavoratrici per tutto il periodo della sorveglianza sanitaria - commentano con soddisfazione Paola Bassetti e Luigi Bozzato della Filcams del Trentino -. La tutela della salute e della sicurezza devono essere questioni non negoziabili in tutti i posti di lavoro. Accade spesso, però, che per paura delle conseguenze a volte anche tra i lavoratori ci sia un'attenzione non adeguata a questi temi, si preferisca lasciar correre dimenticando che piccole inosservanze e sottovalutazioni poi danno origini a danni molto più gravi. Questa sentenza va nella direzione opposta dimostrando che la tutela della salute è un diritto e il suo esercizio non deve arrecare un danno", concludono i sindacalisti.













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