«Preoccupa un antisemitismo diffuso» 

Il sindaco: solidarietà per scuotere le coscienze. Siamo qui per ribadire il senso di appartenenza ad un’unica razza umana


di Giancarlo Rudari


ROVERETO. Ha citato Anna Frank e Primo Levi, ha fatto suo l’invito di Liliana Segre (senatrice e superstite dell’Olocausto) per affermare che «l’indifferenza è una forma di violenza». Lo ha detto chiaramente il sindaco Francesco Valduga durante la cerimonia al monumento Ex internati nella Giornata della memoria in riferimento alla «preoccupazione per l’antisemitismo presente in Europa dove si erigono muri e si cerca un nemico da combattere. Noi oggi siamo qui per ribadire il senso di appartenenza ad un’unica razza umana che si salva soltanto se riesce a stare assieme». Nessuna citazione diretta, ma forse nelle parole del sindaco c’era anche un richiamo alla situazione italiana dei respingimento e delle chiusure dei porti agli immigrati. «Fare memoria è un gesto necessario e dovuto per interpretare il presente e garantire un futuro di democrazia e vero governo del popolo» ha aggiunto Valduga. Doveroso ricordare «le nefandezze e il livello di violenza raggiunto dall’uomo, bisogna avere il coraggio di dire quello che non andava». Ma di fronte alla tragedia dell’umanità, alle atrocità compiute nel nome della difesa della razza «le speranze non muoiono. Dobbiamo confidare nella capacità di esercitare la vera solidarietà per scuotere le coscienze».

Ad ascoltare il sindaco molte le autorità militari, rappresentanti delle associazioni d’arma e anche parecchi cittadini. Mario Cossali, presidente provinciale dell’Anpi, ha ricordato l’origine del monumento agli ex internati «nato dalla volontà di un comitato presieduto dal cavalier Calzà. Questo memoriale, opera di Fausto Livio Sossass, è un memoriale a chi ha avuto il coraggio di dire no. E ora anche noi non dobbiamo rimanere indifferenti come ha detto il sindaco: dobbiamo assumerci la responsabilità per dare un indirizzo diverso alla società e per costruire legami di solidarietà. No - ha concluso Cossali - ad una società del rancore, dell’odio, dell’egoismo e del razzismo». Mauro Bondi, nel direttivo nazionale dell’Associazione nazionale alpini e presidente dell’Ordine degli avvocati di Rovereto, dopo aver ricordato i 100 anni della costituzione dell’Ana e «i caduti di tutte le guerre e di tutte le divise» ha parlato dell’avvocato Lombroso e del professore di chimica delle magistrali Gallico radiati dall’ordine degli avvocati (riabilitato alla memoria) e dalla scuola perché di razza ebraica. «Siamo abituati a pensare alle migliaia di treni con milioni di persone portate ai campi di sterminio: una sorta di responsabilità collettiva ma in realtà quei treni sono stati riempiti da tanti piccoli fatti come quelli accaduti a Rovereto. Dobbiamo passare - ha concluso Bondi - dalla deresponsabilità collettiva alla responsabilità individuale di quegli anni».

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