«Più controllo su chi lucra sui migranti» 

Il Patt di Ala punta il dito sul fenomeno degli affitti di appartamenti fatiscenti agli stranieri



ALA . Il blitz antidroga a trento ha interessato anche Ala, e la sezione locale dl Patt, nel ringraziare le forze dell’ordine, si dice preoccupato, «in questo clima di crescente tensione circa i rapporti fra i nostri concittadini e gli stranieri sul territorio», per il «sospetto diffuso, benché errato, che i richiedenti asilo gestiti da Cinformi sul territorio e quelli allocati presso abitazione private, abbiano la stessa gestione e lo stesso tipo di controllo». I richiedenti asilo sul territorio alense gestiti da Cinformi nelle strutture individuate in sinergia con Provincia e Comune sono otto. Quattro ad Ala, altrettanti a Pilcante. «Sono persone che si impegnano quasi quotidianamente, affiancati dalle associazioni locali, nella cura del bene comune come la pulizia dei parchi e delle strade e che, a dispetto di quanto riportato sui quotidiani oggi, nulla hanno a che vedere con la retata nel centro storico di Ala» specifica il Patt, che però insiste: «Ma è un dato di fatto che la presenza di persone straniere, anche profughi in attesa di risposta sulla propria richiesta di asilo politico, sia ben superiore a questo numero e che la parte di loro che "ciondolano" nelle vie cittadine sia considerevole. Ma allora chi sono? Quanti sono? Perché sono qui? Come possiamo controllarli? È purtroppo diventato frequente venire a conoscenza di casi in cui i privati cittadini trentini affittano locali d'uso abitativo a persone straniere richiedenti asilo anche senza reddito certo. Appartamenti magari piccoli che improvvisamente vedono un grande viavai di gente, ben al di sopra delle possibilità di capienza dello stesso, per il quale è facile ipotizzare qualche caso di subaffitto degli stranieri stessi ai connazionali. C'è da chiedersi se questa "prassi" abbia preso piede anche ad Ala, e se sì in quale misura». Da qui la richiesta di maggior controllo, specie nelle aree più a rischio come i palazzi del centro storico. Il Patt si chiede «dove finisca la buona fede dei padroni di casa - in molti casi sicuramente ignari del fatto che all'interno delle loro proprietà si consumino illeciti penali ma in altri è difficile pensare che non ne abbiano quantomeno il sospetto - e dove inizi una sorta di corresponsabilità, implicitamente tollerata pur di riscuotere il canone d'affitto». In tutti i casi,concludono gli autonomisti, «è il momento di fare chiarezza circa la reale incidenza degli eventi criminosi ad opera degli stranieri richiedenti asilo fuori dai progetti "Cinformi". Se è vero che molti di loro hanno saputo inserirsi nel tessuto sociale in maniera corretta, è altrettanto vero che troppi di loro occupano le strade cittadine nella nullafacenza più totale, spesso in spregio alle buone maniere, all'educazione, e condizionando pesantemente la percezione di sicurezza dei cittadini».















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