«Nessun problema per i posti di lavoro» 

L’azienda rassicura i dipendenti e si dice sorpresa del blitz della Procura: «Abbiamo operato nel rispetto della normativa»



ROVERETO. «Il sequestro è parziale perché riguarda solo una parte del processo di trattamento dei rifiuti ma per noi è comunque un disagio importante, visto che si tratta della parte maggioritaria della nostra lavorazione. Ad ogni modo non vi sono conseguenze sotto il profilo occupazionale». Ha provocato un piccolo terremoto il blitz compiuto, l’altra mattina, dalla Polizia giudiziaria della Procura di Trento che si è recata nella sede dell’Aquaspace a Rovereto, in via del Garda, a porre i sigilli ad una porzione dell’impianto dell’azienda specializzata nel trattamento dei rifiuti.

Tramite il presidente del consiglio di amministrazione Karim Tonelli, l’azienda rassicura i quindici dipendenti che si occupano del funzionamento del depuratore (è stata posta sotto sequestro la parte dell’impianto che si basa sul processo chimico-fisico mentre rimane operativa quella del “biologico”) e poi conferma la bontà e la legittimità del proprio operato, manifestando sorpresa per l’iniziativa assunta dalla Procura della Repubblica su iniziativa del Pm Alessandra Liverani.

«Aquaspace, che a seguito del suo specializzarsi nel trattamento dei rifiuti è uscita dal Gruppo Aquafil nel 2016 - si legge nella nota a firma del presidente Tonelli - da qualche mese era parte attiva di un tavolo tecnico di confronto con gli enti autorizzativi e di controllo sull’interpretazione della norma relativa all’autorizzazione integrata ambientale rilasciata per l’impianto di depurazione e trattamento rifiuti di Rovereto. Nel solco di tale tavolo tecnico e alle varie richieste degli enti, Aquaspace ha sempre trasmesso con la massima trasparenza e tempestività tutti i dati di processo necessari nonché i pareri tecnici rilasciati da massimi esperti del settore chiamati a valutare l’adeguatezza e la rispondenza alle norme dell’impianto e delle metodologie adottate. Sorprendentemente la società ha subito un sequestro preventivo parziale dell’impianto di trattamento, da parte della Procura della Repubblica di Trento che ha ipotizzato il reato di violazione delle norme sul trattamento dei rifiuti. Come di consueto l’azienda ha fornito e fornirà la massima collaborazione con la piena convinzione di aver operato nel rispetto della normativa e delle best practice di settore. Allo stesso tempo contesta pero eventuali addebiti ribadendo di avere sempre legittimamente operato ed è certa che verrà dimostrata la sua estraneità a ogni ipotesi di violazione». A seguire da vicino l’evolversi della situazione è anche la rappresentanza sindacale. «Prendiamo atto delle rassicurazioni dell’azienda - spiega Franco Weber della Cgil - per quanto concerne i livelli occupazionali».













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