alla rheem radi 

Morti di amianto, Scott a processo 

Il novantenne era responsabile dello stabilimento dal 1979 al 1981



ROVERETO. Due operai (di Rheem Radi prima e di Merloni poi) morti di mesotelioma epitelipleurico, un particolarissimo tipo di tumore che secondo la medicina si sviluppa solo se ci sono fibre di amianto nei polmoni. Entrambi lavoravano al montaggio di scaldabagni, e di amianto ne maneggiavano regolarmente, a quanto pare anche con pochissime cautele. Il punto è come (e se) sia possibile collegare al lavoro l’esposizione fatale (si parla di anni in cui l’amianto era di uso comunissimo) ed anche in che misura si possa ritenere responsabile della contaminazione e della malattia sopravvenuta 30 anni dopo chi all’epoca dei fatti era responsabile dell’azienda. Un primo processo si era chiuso con l’assoluzione di tutti gli accusati: Domenico Angelo, 89 anni di Chieti, Valerio Fedeli, 69 anni di Jesi, Francesco Merloni, 92 anni di Fabriano, e lo statunitense Alfred Mills Slade, 82 anni, erano stati assolti per mancanza di certezze sull’epoca della cntaminazione. Tutti erano stati responsabili dello stabilimento in epoca che il giudice Ancona aveva considerato troppo recente per i tempi clinici di sviluppo della malattia. Ma nella “catena” di chiamati a giudizio mancava un altro americano, David Scott, che fu presidente del consiglio di amministrazione della Rheem Radi tra il giugno 1979 e l’aprile del 1981. Non c’era perché non era stato possibile rintracciarlo, e quindi notificargli l’imputazione: per il lui il procedimento era rimasto sospeso. Quando finalmente è rispuntato - vive a Dover, nel New Hampshire, ha 90 anni e non starebbe affatto bene - la macchina della giustizia si è rimessa in moto. Il Gup Monica Izzo ne ha stabilito il rinvio a giudizio e ieri si è consumata la prima udienza: sono stati ammessi 13 testimoni per poi rinviare al prossimo 13 novembre. Quando si entrerà nuovamente nel merito dell’esposizione all’amianto e di quanto alla fine degli anni Settanta chi gestiva l’azienda dovesse essere consapevole dei rischi per la salute che ne derivavano. (l.m)













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