L’indagine della Dda è per inquinamento 

L’accusa sostiene che i rifiuti venivano solo diluiti in acqua, non inertizzati con processi chimici  



ROVERETO. Dal canto suo, il cavalier Giulio Bonazzi ritiene di essere dalla parte del giusto e, come ha già spiegato più volte, di essere stato fedele alle prescrizioni della Provincia nella progettazione e messa in pristino dell’impianto di depurazione di Aquaspace. Ma è anche un fatto, confermato ieri dallo stesso proprietario dell’azienda, che l’indagine della magistratura ipotizza il reato di trattamento illegale di rifiuti. In sostanza, la Dda di Trento sostiene che i rifiuti non venivano scomposti per reazioni chimiche successive, e in sostanza “inertizzati” prima della loro immissione negli scarichi, ma solo diluiti con acqua. Secondo la Dda di Trento - intervenuta per competenza diretta attraverso i suoi magistrati Davide Ognibene e Alessandra Liverani - l’azienda inquinava e per questa ragione, cioè a tutela dell’ambiente, sono stati apposti i sigilli al depuratore, che è di fatto un impianto per il trattamento di rifiuti liquidi. Su questo aspetto, molto tecnico, si gioca il destino di due aziende: la Aquaspace, di proprietà di Bonazzi e gestita da un amministratore delegato, Karim Tonelli, e quella di Tessil 4, che per le proprie lavorazioni - colorazione di filato di nylon destinato alla produzione di moquette sintetiche - si serve dello stesso depuratore. Si profila uno scontro di perizie, dunque. Da un lato l’azienda, che intende dimostrare di avere rispettato alla lettera ogni prescrizione tecnica prima di avviare l’impianto, e dall’altro la Dda, che è di avviso opposto. La data discrimine è quella del 19 dicembre, data per il deposito della perizia. Ma da qui alla decisione del giudice di merito può passare del tempo, e trattandosi del periodo natalizio non si può escludere che la soluzione dei quesiti slitti a gennaio. Bonazzi ha però dato prova di voler tener duro nonostante le difficoltà, e questo è un fatto.













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