Il personaggio

Gabriele Scudiero: «Faccio cartoni animati»

Studi al Depero, poi la Scuola di cinema: «Oggi lavoro in team, mi occupo di animazione. Arte? Direi che è un lavoro artigianale»


Johnny Gretter


ROVERETO. Poco più di un anno fa usciva su Netflix Strappare lungo i bordi, la serie animata tratta dai fumetti di Zerocalcare e destinata a ottenere un successo internazionale. È stata una serie che ha mostrato le molte difficoltà dei giovani in cerca di lavoro, soprattutto in ambito artistico, costretti ad affrontare precarietà e delusioni. Ma ci ha anche mostrato che esiste un'animazione per adulti tutta Italiana di enorme qualità.

Gabriele Scudiero
, classe 1998, nato a Volano, è un giovane animatore che ha potuto trasformare il suo sogno in una carriera proprio dentro questo mondo.

Com'è nato il tuo sogno di lavorare nell'animazione? 
Si può dire che tutto sia iniziato alle scuole superiori, quando ho cominciato a frequentare il liceo artistico Depero di Rovereto e ho scelto l'indirizzo dedicato al cinema. A me in realtà è sempre piaciuto disegnare, e mi si sono illuminati gli occhi quando ho scoperto che tra le lezioni c'era anche un corso sull'animazione: erano solo due ore a settimana, ma ho avuto la fortuna di trovare docenti davvero fenomenali. Se devo essere sincero, durante il liceo mi sono innamorato di svariati aspetti del cinema, ma quando è stato il momento di scegliere una direzione precisa l'animazione era sicuramente l'amore più forte.

E dopo il liceo, dove hai continuato a studiare? 
Dopo la maturità ho studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia, una delle più importanti scuole italiane di cinema. La sede principale è a Roma, ma io ho studiato alla succursale di Torino, dove c'è un corso specifico per l'animazione. È una scuola molto piccola e a numero chiuso, 60 studenti in totale: eravamo una famigliola di venti persone per ogni anno. Lì mi sono specializzato nell'animare i modelli 3D, e ho approfondito ogni aspetto della materia.Una volta preso il diploma, ho avuto la possibilità di fare dei colloqui con alcuni studi di animazione, e così ho iniziato il mio stage alla Mad Entertainment di Napoli.

In cosa consisteva questo primo lavoro? 
Molto in breve, mi occupavo di animare i modelli tridimensionali per un film, «Yaya e Lennie - The Walking Liberty». È un film che parla di libertà all'interno di un mondo post-apocalittico, in cui i due giovani protagonisti vagano per un'Italia in rovina, divorata da un giungla tropicale.Più nel dettaglio, il lavoro degli animatori funziona circa così: si usano dei file che contengono i set tridimensionali del film (sono come delle miniature digitali), e i modelli tridimensionali dei personaggi. L'animatore si occupa di muovere questi modelli, come se fossero dei pupazzetti. Durante il lavoro si deve anche seguire lo storyboard, una serie di disegni che mostrano cosa succede nelle varie scene: quindi io so quanto deve durare ogni inquadratura, e in quell'arco di tempo è necessario far recitare i modelli muovendoli e sincronizzandoli con il doppiaggio e gli effetti audio.

Com'è continuata la tua carriera dopo la prima esperienza? 
Dopo l'esperienza allo studio Mad, ho iniziato a lavorare al Maga Animation Studio di Monza. Ho lavorato a un videogioco della serie giapponese di Super Mario, Mario + Rabbids Sparks of Hope, dove ho realizzato alcune animazioni dei personaggi controllati dal giocatore. Ora, invece, stiamo lavorando a una nuova serie animata di Hello Kitty: siamo una squadra piuttosto grande, ma quasi tutti lavoriamo a distanza.

Il tuo lavoro ti dà molta libertà artistica? 
Questo dipende molto da quali margini ti concede la produzione. Con Yaya e Lennie ne avevo molta: la squadra era piccola, era semplice comunicare e quindi potevo proporre al regista delle animazioni diverse. Su produzioni più serrate come Hello Kitty e Mario, che sono personaggi iconici, ho molti più paletti. Posso comunque proporre delle variazioni, ma ci sono meno libertà espressive. Alla fine, il mio è una specie di lavoro artigianale: c'è una parte che richiede precisione tecnica, ma ho anche il margine di manovra per aggiungere qualche tocco personale.

Credi che il mondo dell'animazione in Italia sia aperto ai giovani? 
Come per ogni lavoro, dipende da tantissimi fattori. Secondo me puoi fare una bella carriera anche se sei giovane, ma il successo dipende da un misto di bravura e fortuna. Bene o male il lavoro si trova, però resta il problema che l'animazione, quella per adulti in particolare, è un ambito di nicchia sconosciuto anche ai giovani. Al liceo, ero tra i pochi che disegnavano e guardavano i cartoni e anche adesso, quando dico a qualcuno che "faccio cartoni animati", mi sento un po' come la mosca bianca.

Pensi che in Italia non si dia abbastanza spazio all'animazione per adulti? 
Uno dei problemi è che il mercato è dominato dai cartoni per bambini, che sono quelli più conosciuti: se i produttori investono solo su quelli, diventa difficile fare film o serie più sperimentali e con maggiore intento artistico. Bisogna far capire che anche l'animazione è cultura, così come lo sono il cinema e la letteratura: solo perché esistono film per bambini, mica pensiamo che tutto il cinema sia diretto a loro. Comunque, secondo me, l'animazione per adulti sta venendo pian piano sdoganata: come ha dimostrato Strappare lungo i bordi, la serie di Zerocalcare, c'è la possibilità di fare soldi anche con questo tipo di animazione, e forse anche i produttori inizieranno a capirlo.













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