la storia 

I due turisti intrappolati, salvati dal «genio italiano»

Sono entrati nell’area ex Cattoi, hanno agganciato il carrello con le motociclette alla Bmw ed hanno infilato l’uscita che si affaccia sulla ciclabile. Lo sguardo dei due giovani turisti germanici a...



Sono entrati nell’area ex Cattoi, hanno agganciato il carrello con le motociclette alla Bmw ed hanno infilato l’uscita che si affaccia sulla ciclabile. Lo sguardo dei due giovani turisti germanici a bordo dell’auto, quando si sono ritrovati la strada sbarrata dai birilli posizionati giovedì mattina dagli operai comunali, era paragonabile a quella di un uomo al quale si para davanti un orso dritto sulle zampe: impietriti. Sono rimasti lì qualche bel minuto, probabilmente rimuginando sul fatto che solo qualche giorno prima di lì erano pur passati con la macchina ed ora si ritrovano davanti una strettoia invalicabile, a meno di non fare polpette dei birilli. È stato un solerte cittadino rivano, leggendo l’evidente imbarazzo sui volti teutonici, ad impicciarsi e ad avvicinarli. Prima ancora che questo aprisse bocca, è stato assalito dalle domande dei turisti: «Ma come, siamo entrati nel parcheggio da questa strada cinque giorni fa, era tutto pieno, cos’è successo?». E lui lì, a spiegare in un inglese tutto sommato decente della lite tra la proprietà (privata) e l’amministrazione rivana. I due non ci hanno capito un’acca, era evidente dalle rughe che si tiravano sulla fronte, ma ad un certo punto il solerte cittadino ha toccato il tasto giusto: “Italian Job”. “Ach so!”, hanno reagito ridacchiando. Ridacchiando per qualche secondo, visto che loro erano sempre lì, fermi con l’auto e il carrello davanti alle sbarre della ciclabile. Il solerte cittadino a quel punto ha indicato loro il cartello, posizionato all’interno dell’ex Cattoi, con i numeri di telefono da chiamare per lasciare la prigione. Una, due telefonate. Nessuna risposta. Ci prova anche il solerte cittadino a fare quei numeri, ma niente, non risponde nessuno (richiameranno solo più tardi). I due devono rientrare in Germania, le ferie sono finite, i loro amici li stanno aspettando in viale Rovereto con la roulotte. Scendono anche loro, cercano di capire, agitano le braccia, imprecano... Il solerte cittadino non ce la fa più, impietosito, usa l’arma della creatività tutta italiana (e rivana): «Ragazzi… io non ve l’ho detto, affari vostri: le sbarre della ciclabile si possono sollevare. Fate presto, mi raccomando. Oh... e poi rimettetele a posto». Si illuminano come due scienziati che hanno appena scoperto la macchina del tempo: uno mette in moto la macchina, il secondo con l’aiuto degli amici alza le sbarre che chiudono la ciclabile. Escono ridendo e ululando come se fossero evasi facendosi beffe delle misure di sicurezza di Alcatraz, rimettono a posto le sbarre e partono a tutta velocità. In mezzo a tutto questo una miriade di auto che cercano di entrare e, dopo aver scoperto che la strada è chiusa, si mettono a fare manovre in retromarcia su viale Rovereto per riprendere la pista. (g.f.p.)













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