Anche Vanity Fair «stregata» dai gioielli di Elisa Santuliana 

I lavori dell’orafa rivana pubblicati dalla celebre rivista «Ho ricevuto una mail di invito, pensavo fosse pubblicità» 


di Katia Dell’Eva


RIVA. Femminista, fashion victim o alternativa, non c’è probabilmente donna al mondo che non abbia, almeno una volta, sfogliato “Vanity Fair” e sognato di comparire – non necessariamente come modella, anzi – tra le sue pagine. Per Elisa Santuliana, designer e creatrice di gioielli rivana di 35 anni, allieva di Rocco Frizzi, il “sogno” si è realizzato grazie alla pubblicazione di tre suoi gioielli tra i consigli d’acquisto della testata, versione britannica.

Compare infatti sul numero in uscita a gennaio di “Vanity Fair UK” il suo “double band unisex ring”, un anello della collezione 2017, dalla linea semplice e pulita, disegnato per uomo e per donna. Seguiranno a breve, nelle uscite di febbraio e di marzo, una collana (“amulet necklace”) e degli orecchini in oro (“amulet earrings”). «È stato tutto inaspettato» - racconta Elisa - «un giorno, dal nulla, mi è arrivata un’e-mail in cui mi si diceva che il giornale aveva seguito per un mese il mio account Instagram, su cui scrivo prevalentemente in inglese e pubblicizzo i miei gioielli, e il mio sito di e-commerce, e che aveva scelto dei pezzi campione da inserire tra i consigli per cosa comprare». L’idea è, continua, «quella di rendere noti al pubblico dei designer emergenti, con uno stile di tendenza e provenienti da tutto il mondo. All’inizio comunque ho pensato fosse la classica pubblicità che ti arriva via posta elettronica, e ho cestinato la mail. Poi, grazie ad un amico, mi sono resa conto che mi stavo sbagliando». Ma ora che è tutto realtà, Elisa mantiene comunque uno sguardo umile e pragmatico: «Dubito che questo possa aumentare considerevolmente le vendite. In pochi si prederanno la briga di andare a vedere il mio sito di e-commerce, chi sono e cosa faccio» - afferma. «Però essere “raccomandata” da “Vanity Fair” significa dare maggiore credibilità alle mie opere».

I tre pezzi comparsi e che compariranno sul giornale d’Oltremanica, sono tutti venduti sul sito di Elisa, “Piqué Slow Jewellery”, nato circa un anno fa. «Il nome del brand viene dal modo in cui vengono chiamati i diamanti impuri» - racconta. «E la filosofia che c’è dietro è quella della “gioielleria lenta”, appunto, ovvero di pezzi rigorosamente fatti a mano, che comportano una lunga lavorazione e che possono avere piccole imperfezioni, senza per questo essere meno belli». Prima del lancio dell’e-commerce, Elisa Santuliana era una laureata in storia e filosofia, pronta a diventare insegnante di liceo, poi qualcosa è cambiato. «Quattro anni fa, in parallelo alla mia attività qui nel negozio di mia madre – “Dentrolemura” in piazza delle Erbe, dove tutt’ora continua a lavorare e dove ha sede il suo stesso laboratorio – ho cominciato a imparare il mestiere da Rocco Frizzi, storico orafo di Riva» - racconta. «Con lui si usavano le mani, ma mi servivano anche delle basi teoriche, quindi ho deciso di frequentare una serie di corsi specifici a Bolzano. Due anni fa, poi, ho messo in piedi il mio laboratorio personale». Ben salda coi piedi a terra, però, Elisa continua a studiare: «Ora sto cercando di imparare quante più cose possibili da altri orafi, passando il tempo con loro, al tavolo da lavoro». Per il futuro, poi, «spero di portare avanti il mio marchio» - conclude - «però non ambisco al grosso laboratorio con tanti dipendenti e una produzione seriale. Voglio restare sempre fedele alla linea artigianale, perché credo che il fatto a mano, oggi, sia un plus valore».













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