A Zambotti il primo “giallo” in consiglio 

Il leghista è stato ammonito dal presidente Pederzolli per aver detto «muta» a Bazzanella


di Matteo Cassol


RIVA. Alla prima seduta dopo l’approvazione del nuovo regolamento, è già venuta buona la norma sui provvedimenti disciplinari per i consiglieri comunali di Riva: a ricevere un richiamo ufficiale dal presidente Pederzolli è stato Zambotti, che ha detto “muta” a Bazzanella (che ha poi reagito togliendo il veto sulla propria elezione alla vicepresidenza del Consiglio) e ha apostrofato anche le altre consigliere (“cacerèle”, secondo le dirette interessate).

Alla base del contendere, l’accusa di disinteresse da parte di Zambotti nei confronti delle consigliere per un caso di violenza su una donna. «Nessuna delle donne qui presenti – ha attaccato – mi ha chiesto il numero di telefono per darle un cenno di solidarietà. Una cosa incredibile». Bazzanella ha replicato spiegando di essersi rivolta il giorno stesso «a chi si occupa di questi argomenti». Di lì a breve la situazione è degenerata, con Zambotti a rivolgere il “muta” a Bazzanella, che si è imbizzarrita e – considerando che il consigliere leghista avrebbe appunto dato anche delle “cacerele” alle consigliere in generale – ha trovato man forte anche da Iandarino, che mentre Pederzolli sospendeva la seduta ha urlato a Zambotti di vergognarsi.

Durante la sospensione il battibecco è continuato, con Zambotti a rivolgere gesti plateali nei confronti di Bazzanella e Bazzanella a perdere ulteriormente le staffe e a chiedere rispetto anche tramite sanzione. Sanzione puntualmente arrivata alla ripresa del civico consesso, un cartellino giallo sostanzialmente innocuo (per l’espulsione-riduzione al silenzio occorre una doppia ammonizione nella stessa discussione o un comportamento molto grave), considerando peraltro che a differenza del calcio non è prevista la diffida per il turno successivo.

L’effetto del parapiglia si è esteso però indirettamente all’elezione della nuova figura di vicepresidente del Consiglio: Prada e Matteotti (tra gli altri di minoranza, Santorum non c’era, Zambotti e Grazioli erano già usciti e Campisi non si è espresso) hanno chiesto a Bazzanella di revocare la propria rinuncia a candidarsi (in commissione aveva proposto che il ruolo, oltre che alla parte politica opposta a quella del presidente, andasse a qualcuno del sesso opposto, ma essendo l’unica donna di minoranza, si era subito chiamata fuori dall’elezione) e in ciò hanno trovato man forte anche dalla maggioranza (in particolare dalle donne). «Quello che è successo a inizio seduta a opera di un consigliere per cui provo imbarazzo – ha detto a quel punto Bazzanella – dimostra che sulla parità c’è ancora da fare. Non ho chiesto l’alternanza di genere per tornaconto personale, anche perché conosco il presidente e so che anche con 48 di febbre sarebbe presente e non dovrò mai sostituirlo, ma a questo punto, considerando peraltro che colui che mi ha intimato di tacere se n’è andato, do la mia disponibilità». Bazzanella eletta con 11 favorevoli e 5 bianche.













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