Quelle scatolette che si popolano di microstorie

Pergine. Citazioni, microstorie, personaggi che rivivono in ambientazioni divertenti e/o spiazzanti. Sono le opere della mostra “(Di)stanze” allestita alla Galleria Contempo di Pergine, in via Maier,...



Pergine. Citazioni, microstorie, personaggi che rivivono in ambientazioni divertenti e/o spiazzanti. Sono le opere della mostra “(Di)stanze” allestita alla Galleria Contempo di Pergine, in via Maier, e visitabile su appuntamento (tel. 3405682286). A proporla Chiara Girardi (nome d’arte La Chigi), giovane insegnante trentina che ha riscoperto la sua vena creativa durante il lockdown ed ha scelto una formula non banale per raccontare l’esperienza di isolamento e spaesamento alla quale siamo stati costretti. Le opere sono infatti tutte racchiuse in scatolette di latta e contengono personaggi, animali, ambientazioni create dalla fantasia dell’autrice con la tecnica del ready–made, riassemblando oggetti trovati in casa per conferire loro nuovi significati.

Le scatolette di latta (anche di sardine, e il riferimento non è casuale) sono state consumate da La Chigi davvero (non tutte!) durante la quarantena e poi riciclate per popolarle con personaggi: da Barbablù a Pinocchio, a Peter Pan. Ma le scatolette contengono, come si diceva, anche citazioni di opere d’arte (Magritte), film (“2001. Odissea nello spazio, “King Kong”) e libri (“Pinocchio”). Ben 90 le storie realizzate, in un tempo nel quale mancate le relazioni fisiche. «Mondi – si legge nella presentazione della mostra – creati come una sorta di finestre aperte in maniera voyeuristica sulle vite degli altri (...) Le scene, equilibrate dal punto di vista compositivo e cromatico, richiedono una visione attenta perché non tutto è come sembra. Il titolo a volte lo spiega e a volte rende la visione ancora più sfaccettata, sottolineando la problematicità delle relazioni e del vivere contemporaneo».

L’isolamento forzato ai tempi della pandemia, suggerisce La Chigi, ha esasperato alcune problematiche del nostro vivere contemporaneo: la violenza domestica, il rapporto con la tecnologia e quello con la natura. Spiega: «Chiusa in casa, pur in un quartiere popolare, non si aveva più la percezione della vita circostante. Anche la didattica a distanza è stata un’esperienza difficile, che ci ha privato del contatto con gli studenti e i colleghi». Ecco che allora la riflessione sul nostro mondo malato passa attraverso storie di rapporti tra uomo e donna, tra uomo e animali, tra uomo e cultura. L’opera “Auguri, Barbablù” che rappresenta una sposa e un uomo minaccioso, con sullo sfondo le candeline delle torte con la scritta “auguri”, richiama la violenza domestica, così come “La storia si ripete” dove una scimmia brandisce a mo’ di clava una donna, richiama una scena del celebre film di Kubrick, a significare la mancata evoluzione dall'animale alla specie umana. Ma ci sono anche storie allegre, come nella storia d'amore suggerita nell’opera “L’orso” che rappresenta un incontro ravvicinato tra il plantigrado e Eva. Un'occasione, insomma, per riflettere sull’attualità. La mostra chiude imartedì 7 luglio. SA.M.













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