«Armando era una persona che non lasciava mai nulla al caso»

BASELGA DI PINÉ. Armando Speccher, tragicamente scomparso sul Sass Pordoi, era nativo di Montagnaga di Piné dove vive la sua mamma, Gabriella e dove è molto vivo il suo ricordo tra gli amici di un...



BASELGA DI PINÉ. Armando Speccher, tragicamente scomparso sul Sass Pordoi, era nativo di Montagnaga di Piné dove vive la sua mamma, Gabriella e dove è molto vivo il suo ricordo tra gli amici di un tempo. Adesso viveva con la moglie Roberta a Pergine, ma ritornava spesso in paese per trovare la mamma che, quando ha saputo la notizia, sembra dal telegiornale, nel suo momento di forte dolore ha avuto parole generose verso quell’unico figlio maschio che è andato avanti: «Se ne è andato contento, nelle sue montagne». Il cugino Roberto lo ricorda con molta nostalgia. «E’ sempre stato una persona molto riservata e la sua grande passione era la montagna, che anch’io ho condiviso molte volte con lui. Non la montagna dei rifugi o delle vie frequentate dalla folla, ma dei sentieri ricercati per ore e ore, prima di affrontare la camminata, sempre molto attento ai dettagli, in montagna non si va con i calzoncini corti, non si sa mai... diceva. Sapeva che la montagna gli dava molto, ma non scordava mai che la montagna può anche chiedere molto. Lavorava tutta la settimana con i mezzi motorizzati e con le mani in una cava di porfido di Fornace felice di poter salire e arrampicarsi in una delle sue tante amate cime, nei giorni liberi. Recentemente si era innamorato della moto e assieme alla moglie Roberta aveva fatto un tour d’Europa. Era una persona che non lasciava mai nulla al caso. Per questo viaggio in moto aveva studiato i tragitti, le soste, i percorsi sulle cartine, per due mesi. E’ per questo che non siamo capaci di comprendere che cosa può essere successo. Era su una cengia dove non era possibile assicurarsi, forse una sasso si è mosso, forse un masso è piombato dall’alto, chissà...».

Anche Alberto Moser, dell’Hotel Belvedere lo ricorda con affetto. «Armando era un mio compagno d’infanzia. Con lui abbiamo giocato, scoperto grotte (aveva la passione della speleologia), scalato piccole pareti, amava tutto quello che era avventuroso, però già da piccolo senza correre inutili pericoli. E’ sempre stato uno spirito libero, e un po’ lo abbiamo affettuosamente invidiato, per questa suo diverso Dna». Tutti sono concordi nel dire che era prudente, molto preparato e attento, con una grande esperienza. (g.s.)













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