Al #Kairos ogni momento è giusto per incontrarsi condividere e crescere 

Punto di aggregazione. In via Amstetten prosegue l’attività in sicurezza con norme anti Covid


Maddalena Di Tolla Deflorian


Pergine. Via Amstetten numero civico 11, sede del centro giovanile della città, il mitico #Kairos: il colore dei muri è giallo-arancio, tinta allegria. Siamo di fronte alla scuola media Tullio Garbari, e di lato alla colorata scuola (e asilo) dell’infanzia chiamata GB2 Chimelli, in un luogo pensato come un polo educativo e sociale.

È come un balsamo, in questi tempi di distanziamento fisico necessario quanto doloroso, entrare e muoversi dentro le tante stanze del centro giovanile Kairos e immaginarvi i ragazzi gioiosi e impegnati a socializzare. Quando entriamo i ragazzi non ci sono. È una mattina infrasettimanale e non vi sono attività in corso.

La regina delle chiavi, che ci permetteranno di accedere ai vari spazi disponibili per i ragazzi e le loro attività (sui sontuosi oltre 1.400 metri quadri di superficie, dai magazzini, alle sale musica, fino ai piani con le aule e i laboratori), è la coordinatrice, Marianna Mocellini. La donna ci scorta, con il suo sorriso allegro e una invidiabile energia, su e giù per i piani e dentro e fuori le tante stanze, con un enorme mazzo di chiavi, ciascuna delle quali apre prospettive sulla condivisione (seppure distanziata, in sicurezza) che nonostante tutto, nonostante la pandemia, qui è ancora possibile sperimentare. Al Kairos le tante attività proseguono (e lo hanno fatto, ovviamente non in presenza ma, con tanta creatività, anche durante i mesi durissimi del lockdown), con tutte le cautele, i distanziamenti, le igienizzazioni (che costano fatica organizzativa, ma non fanno demordere). Marianna Mocellini difende caparbia e con le idee lucide, questo spazio sociale e culturale essenziale, vero e proprio presidio contro solitudine, abbandono scolastico, disagio sociale, impoverimento culturale, alienazione, egoismo. Questo luogo non è solo uno spazio di divertimento. Il centro Kairos è nato in tempi di risorse maggiori (aperto nel 2013), con un finanziamento importante (90% del costo), che oggi sarebbe difficile pensare. «È un gioiello, di cui siamo orgogliosi», ci ha detto il sindaco Roberto Oss Emer quando abbiamo parlato con lui di questa visita, alcuni giorni fa.

Qui (in un lembo piacevole, solidale, colorato di periferia della città) si studia, ci si confronta, si cucina insieme (cucinava... oggi il virus non lo permette) si gioca a biliardo, a calcio balilla, a carte («Lo insegniamo noi ai ragazzi, al torneo di briscola», racconta, divertita, la coordinatrice). Al Kairos le generazioni dialogano (si intrecciano attività che coinvolgono, all’esterno, dai più piccoli, fino agli ospiti delle case di riposo, tranne che in questa triste fase Covid), ed è un piccolo miracolo in una società spezzettata.

Si fanno progetti e tantissime piccole-grandi attività, dalla musica, alla falegnameria, dai laboratori di magia, al dipingere “il muro della gentilezza”, fino ai laboratori di lingue straniere. Soprattutto, si sta insieme, in modo sano, seguiti da adulti competenti e da volontari giovani ma preparati. Ci sono i volontari del Servizio civile e internazionali e i tirocinanti, giovanissimi, vicini davvero per età e sguardo ai ragazzi che supportano nel loro periodo perginese, come Therese, di cui scriviamo nel box sotto.













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