Agricoltura, la forza del passato per costruire un nuovo futuro 

Verso le elezioni. Tutti e tre i candidati sindaco vedono nel settore, un tempo punto focale dell’economia perginese, un valore aggiunto per lo sviluppo ulteriore della città attraverso la valorizzazione turistica della produzione agricola


Paolo Silvestri


Pergine. C’era una volta un paese agricolo che pian piano si ingrandì anche grazie ad un grande ospedale psichiatrico. La strada statale che lo attraversava col suo passaggio portò allo sviluppo dei commerci e arrivarono anche le prime industrie. La viabilità divenne più moderna, la statale venne spostata dal centro del paese e molti da Trento si spostarono nel paese dove metter su casa costava meno che in città. Pergine si fece così borgata. I campi attorno al centro – che nel dialogare di chi ha qualche anno in più e vive nelle frazioni viene chiamato Pergine quasi fosse qualcosa di diverso – fecero spazio alle case. La realtà cambiò. La borgata divenne città. Ma le campagne… Le campagne, un po’ meno ampie di prima, rimasero tutto attorno alla città. Ma se un tempo Pergine viveva di agricoltura e ospedale psichiatrico, ora protagonisti sono i servizi, il commercio, che pure arranca, l’artigianato e, sempre meno, la piccola e media industria. E l’agricoltura? Ci sono i Piccoli Frutti Sant’Orsola, una coop di livello internazionale, con un Villaggio che pare molto una industria, Cmf molti attivi, colli trasformati in vigneti come nel caso dello Zucar. Insomma, l’agricoltura a Pergine è solo il passato o magari...

Passato o futuro?

«Assieme al turismo l’agricoltura è il futuro di Pergine», sottolinea Roberto Oss Emer, sindaco a fine mandato che si ricandida con la stessa coalizione delle Civiche che lo fece eleggere nel 2013 e 2015. «E’ anche il futuro», gli fa eco Roberto Valcanover, altro candidato sindaco con alle spalle le tre liste del Polo Civico Autonomista. «E’ una realtà viva», conferma anche Giuseppe Facchini, in corsa come candidato sindaco del centrosinistra “a due teste” di SìAmo Pergine. Insomma, l’agricoltura è ieri, oggi e, soprattutto, domani, per chi intende guidare Pergine nei prossimi cinque anni. E tutti e tre hanno ben chiara la questione. A partire proprio dal “verde” Facchini.

I candidati sindaco

«Il Comune deve fare da guida – sottolinea Facchini –. Vanno sostenuti i Cmf e incentivate le produzioni bio. Vanno soprattutto valorizzate i nostri prodotti. L’agricoltura può avere una spinta importante da parte del Comune attraverso il recupero delle aree degradate come per il Colle della Croce. Si deve anche fare in modo che ci sia l’accesso ai fondi europei».

«Quello delle aree incolte è un problema duplice – spiega quindi Oss Emer -. Il recupero è importante sia per creare lavoro agricolo, sia per evitare che diventino focolai per malattie delle piante. Non a caso in questo senso abbiamo messo in moto la Polizia urbana per i controlli. Le aree incolte possono essere appetibili sia per gli agricoltori a tempo pieno, sia però anche per chi ha necessità di integrare il proprio reddito. L’agricoltura poi non è delocalizzabile, è un ottimo volano per tutte le attività e va sfruttata a tutto tondo anche con attività enogastronomiche».

«Va poi sottolineato come la fortuna della nostra agricultura sia non essere caratterizzata dalla monocoltura – spiega quindi Valcanover -. Abbiamo i piccoli frutti, le ciliegie, ma anche le mele, le castagne, l’uva. Insomma, anche attraverso il sostegno ad una produzione bio è possibile puntare ad un marchio d’origine che caratterizzi le nostre produzioni agricole locali. Poi concordo che il recupero dei terreni incolti è una necessità, ma anche una possibile ulteriore ricchezza per la nostra agricoltura e per la città di Pergine».













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