Addio Sartori, memoria  fotografica della città 

Il lutto. Antonio si è spento venerdì pomeriggio all’età di 85 anni. Con i suoi scatti ha illustrato libri, immortalato gli angoli di Pergine e organizzato mostre. Il funerale si terrà domani alle 14.30


Roberto Gerola


Pergine. Scomparso a 85 anni Antonio Sartori, il fotografo storico di Pergine. E’ morto nel pomeriggio di venerdì. La sua memoria vivrà ora attraverso le sue fotografie. Era nato 20 minuti dopo il fratello gemello il 3 marzo 1934. Su Antonio Sartori ha scritto recentemente Marta Scalfo con dovizia di particolari. Una sorta di biografia (in parte dettata dallo stesso Antonio) pubblicata due anni fa in occasione di una mostra realizzata a Canale dagli “Amici della Storia”, l’associazione della quale era stato co-fondatore e collaboratore. Di famiglia benestante (i suoi erano negozianti di “Coloniali” in via Pive) fin da bambino respirava l’atmosfera della fotografia. Il papà Emilio era affascinato da questo mondo e la moglie pure. La sua vita si intreccia con quella del fratello gemello Alfredo (scomparso nel 2010) e dell’altro fratello più anziano, Massimino (morto nel 2000 a 69 anni). Nessuno dei tre ha messo su famiglia.

L’inizio di una passione

Primi contatti con la macchina fotografica nel periodo militare (era aviere all’aeroporto di Palermo), anche se la passione verrà più tardi. Se Alfredo va in Provincia (attività sportive) e si dedica all’orienteering, Antonio segue le orme del padre Attilio (e del nonno) e rimane dietro al bancone del negozio alimentari di via Pive (aperto nel 1918 chiuse nel 1958 per spostarsi nel palazzo Montel sull’angolo tra il Marcadel e via Pive, chiuse definitivamente nel 1997).

Una personalità poliedrica

Fu personaggio vivace: fotografia, musica (suonava il sax), componente dell’Orchestra Medusa con alcuni amici, appassionato di montagna. Il suo nome figura tra i soci fondatori (e anche presidente in alcune di queste realtà) del Gruppo Fotoamatori, degli Amici della musica e del Teatro, del Gruppo turistico giovanile, degli Amici della Storia, del Museo della Scuola. L’approccio determinante alla fotografia avvenne nel 1970 con “Una settimana in Valle dei Mocheni” (iniziativa del Ctg per promuovere la valle). E nel 1980 iniziava a “illustrare” con le sue foto una lunga serie di pubblicazioni. Se ne contano una cinquantina, più manifesti e mostre (da lui curate). Con pazienza certosina e molta precisione fotografò e catalogò le foto di tutte le testimonianze religiose (capitelli, chiese, affreschi esterni) del Perginese, della Valle, di Caldonazzo, Calceranica, Tenna, Levico, Civezzano, Piné, Lavarone. Poi di tutti i campanili e delle relative campane di Pergine. Ne seguirono le pubblicazioni. Seguiva manifestazioni e rassegne (come Psa) lasciando importanti testimonianze e documentazioni per società, enti e realtà varie. Come fotografo “scrisse” un interessante quadro della comunità perginese. I funerali si svolgeranno domani a Pergine, alle 14.30.

Gli Amici della storia

Un ricordo di Antonio Sartori è stato scritto da Iole Piva (presidente Amici della Storia).

«Un uomo schivo, gentile e meticoloso, che ha fatto della fotografia il suo punto di vista per guardare il mondo, un mondo circoscritto, il suo mondo vicino - scrive Iole Piva -, e se ne è andato inaspettatamente e improvvisamente, in silenzio, con leggerezza e discrezione, come ha vissuto».

Poi, lo ricorda co-fondatore di varie realtà, «attivo, fin da giovane, nei gruppi dell’Oratorio, contribuì alla nascita dell’associazionismo culturale e sportivo di Pergine. Tantissime persone hanno un ricordo legato ad una sua fotografia, ad una sua mostra, ad una sua azione particolare, ad una sua ricerca (come sulle campane); la mostra (nel 2017), che ha riscosso molto successo, è l’ultimo ricordo del suo essere uomo e fotografo, anche attraverso una memoria-catalogo con alcune delle sue foto più belle».

Lo ricorda poi come “compagno di viaggio” degli Amici della Storia. «Ha prestato le sue foto per noi, per il Museo della scuola, ha documentato la nostra attività. Per noi è stato un prezioso amico, sempre pronto a sviluppare nuove ricerche e studi da proporre alla comunità e ora che lui non c’è più saranno le sue belle fotografie a farlo rivivere».













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