È in pensione Guido Fruet il dottore amico dei pazienti 

Personaggi. Aveva iniziato l’attività medica nel 1982 negli ambulatori ai Canopi prima e al Marcadel poi, per passare  quindi al Padiglione Valdagni nel 2002 con lo studio associato di Medicina Insieme: il saluto ai pazienti a inizio settembre


Gianluca Filippi


Pergine. A passo svelto, con il suo borsone di pelle, lo vedevi arrivare. Ma prima di lui arrivava il suo sorriso, il suo volto luminoso e confortante. Il dottor Guido Fruet i pazienti li guariva anche così, con i suoi modi gentili e mai invadenti, con le parole al posto giusto nel momento giusto e le naturali manifestazioni di empatia. Il medico amico dei pazienti da pochi giorni è meritatamente in pensione, ma mancherà a tutti 1.500 che seguiva. In 38 anni di attività come medico di base ha vissuto un pezzo di storia di Pergine e delle sue frazioni, ha partecipato alla vita di migliaia di assistiti, ha aiutato moltissimi malati e i suoi famigliari. Laureato in medicina e chirurgia nell’80, il dottor Fruet ha iniziato la sua attività come guardia medica, poi medico scolastico e medico di base a Pergine nell’82 quando gli ambulatori erano ai Canopi, poi il trasferimento al Marcadel e nel 2002 all’ex Padiglione Valdagni con lo studio associato di Medicina Insieme.

«Mi piace aver partecipato alla storia non solo clinica delle persone che mi si sono affidate – racconta -. I protagonisti della mia storia sono stati i pazienti e il loro vissuto, che mi hanno permesso di crescere professionalmente e umanamente. A loro vanno il mio ringraziamento e le scuse per qualche mia incostanza spesso legata al sovraccarico di lavoro. Ho cercato di fare il medico delle persone, più che il dottore delle malattie e questo mi è stato permesso dalla comprensione e dal sostegno ricevuto dai miei pazienti. Il loro ricordo è e rimarrà vivo in me». Un aspetto molto umano ma essenziale del rapporto medico-paziente che forse oggi si sta perdendo per strada, per molte ragioni che non dipendono solo dalle parti. «La tecnologia per alcuni versi ha complicato molto le cose - commenta il dottor Fruet -. Ha virato pericolosamente il rapporto sulla conoscenza dei dati. I dati vanno interpretati, vanno contestualizzati all’interno di un percorso evolutivo della salute del paziente. Invece spesso ci si concentra solo sui numeri, rendendo difficoltosa la relazione». Sposato, con due figli, il dottor Fruet ora si godrà un po’ di riposo, coltivando anche uno dei suoi più preziosi hobby, la fotografia. «La vedo come un momento di sintesi. Un mezzo che permette di fermare il tempo e di contemplare la natura che ci sta attorno, allontanandosi dal vortice della vita quotidiana». Schivo, molto schivo, il dottor Fruet sotto i riflettori non ci è mai voluto finire. Ma nel cuore dei suoi pazienti, invece, rimarrà per sempre. Buona vita.















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