«Un tecnico dell’ospedale ha insultato mio figlio» 

La denuncia. Un dodicenne di Salorno lunedì si è presentato a Cles con una ferita alla mano La madre, Barbara Faustin: «Mentre gli faceva la lastra quell’uomo bestemmiava»


Massimiliano Bona


Cles. Barbara Faustin è una donna forte, coraggiosa e soprattutto stimata da tutti a Salorno, dove abita, e in Bassa Atesina. Dopo la morte del marito Maurizio, affetto da anni da Sla, sta crescendo praticamente da sola i tre figli e continua a lavorare alla Würth dove si è sempre fatta apprezzare per professionalità e competenza.

Lunedì sera il figlio di mezzo, Lorenzo, che ha 12 anni, si è fatto una ferita profonda alla mano aprendo una scatola di tonno. Un brutto incidente domestico e Barbara si è rivolta alla Croce Bianca del suo paese. Qui le hanno consigliato di andare a Cles per evitare i lunghi tempi di attesa di Bolzano.

Nulla da dire sulla qualità del servizio (punti e dito steccato a Cles) ma sul comportamento di uno dipendenti, probabilmente un tecnico radiologo dell’azienda sanitaria trentina, che pur non essendoci nessuno in coda si sarebbe rivolto al ragazzino bestemmiando e riprendendolo per la scelta di aver preferito Cles, in Trentino, all’ospedale del capoluogo altoatesino. «È un caso che, per adesso, ho denunciato pubblicamente su Facebook. Sto pensando se sporgere o meno denuncia. Ci siamo rimasti male».

Il post di una mamma delusa e arrabbiata.

«Voglio denunciare pubblicamente quello che è successo lunedì sera (madre e figlio sono arrivati alle 19.20 ndr) al Pronto Soccorso di Cles. Sono arrivata con mio figlio che si era appena tagliato la mano profondamente. All’accettazione, cortesemente, mi hanno detto di andare nel reparto dove si fanno le radiografie per vedere con una lastra se Lorenzo aveva o meno lesioni. Siamo andati in reparto, dove non c’erano assolutamente pazienti. Eravamo gli unici. Questo signore ha deciso di far entrare mio figlio, 12 anni, da solo in sala, per fare la radiografia. E mentre la faceva bestemmiava contro di lui dicendo che abitando a Salorno potevamo andare tranquillamente a Bolzano invece di venire a rompere le scatole a Cles. Un comportamento vergognoso di un adulto nei confronti di un bambino. Io, infatti, devo sentirmi libera di andare dove voglio e comunque questo signore non merita davvero rispetto. Sarebbe meglio che cambiasse mestiere e lasciasse il suo posto a chi lo merita davvero. Poi, all’ospedale, mi sono trovata bene. Hanno dato qualche punto a mio figlio e gli hanno steccato un dito. Certo, sono tornata a casa con l’amaro in bocca. E con un senso di rabbia per quello che era successo».

L’ospedale si scusa e invita a sporgere reclamo all’ufficio relazioni con il pubblico.

Ci siamo rivolti direttamente all’ospedale di Cles, illustrando brevemente quello che era successo, per cercare di avere la versione dei fatti del dipendente in questione. Siamo stati invitati a sporgere un formale reclamo all’ufficio relazioni per il pubblico dell’Azienda sanitaria. Armando Borghesi, direttore dell’ospedale, avvierà un’indagine interna. «Ci scusiamo, intanto, a nome dell’ospedale. Se è andata così, si tratta di comportamenti intollerabili».

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