Un fitofarmaco ha ucciso le trote di Baita Marnara 

Sporminore, le analisi di laboratorio dell’Appa svelano la causa della moria di  pesci nell’allevamento. Le indagini proseguono per risalire fino al responsabile


di Fabrizio Brida


SPORMINORE. È stato un fitofarmaco a inquinare l’acqua dell’impianto ittico di Baita Marnara, causando la moria di un consistente numero di trote che ha indotto il sindaco di Sporminore, Giovanni Formolo, a emanare un’ordinanza – su suggerimento dei tecnici dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, i dottori Tommaso Pappalardo e Daniele Segata – in cui si vieta il rilascio dell’acqua nel torrente Sporeggio. L’intento era di preservare, per quanto possibile, la fauna ittica del torrente da eccessivi contatti con la sostanza inquinante e di facilitare le analisi delle acque per raccogliere le informazioni necessarie alle indagini degli inquirenti.

Le analisi biologiche effettuate dai tecnici dell’Appa sul corso d’acqua a valle dell’impianto hanno fortunatamente rilevato una buona qualità ambientale. Grazie alla chiusura tempestiva delle vasche, dunque, il fitofarmaco non è arrivato a inquinare l’acqua nell’alveo del torrente Sporeggio, eventualità che avrebbe sicuramente causato danni ulteriori alla fauna del corso d’acqua. L’effetto nocivo è stato confinato alle vasche della pescicoltura. Non è ancora nota la provenienza del fitofarmaco che ha causato la moria di trote a Baita Marnara, la cosa certa è che lo sversamento della sostanza nociva è avvenuto a monte dell’impianto ittico che serve il bar ristorante di Maso Milano. Era stato il titolare dell’esercizio a segnalare la moria delle trote nel proprio impianto e ora saranno le indagini a cercare di stabilire l’esatta dinamica dell’accaduto e di risalire al responsabile.

Non è il primo caso in Val di Non in cui le acque di torrenti risultano inquinate, causando danni ingenti all’ambiente. Già a marzo nel Rio San Romedio era stato registrato lo sversamento di liquami di stalla da parte di un’azienda zootecnica dell’Alta Val di Non. In quel caso il letame scaricato nel torrente aveva causato la morte di ogni forma di vita presente nel corso d’acqua.

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