«Si riveda il Piano attuativo di ripristino delle baite»

CAVARENO. Come è possibile portare avanti un Piano attuativo (numero 8 comparto B), cioè prevedere un piano di intervento, edilizio, su delle baite che rimangono abusive, in un terreno destinato a...


Giacomo Eccher


CAVARENO. Come è possibile portare avanti un Piano attuativo (numero 8 comparto B), cioè prevedere un piano di intervento, edilizio, su delle baite che rimangono abusive, in un terreno destinato a bosco, vincolato da uso civico? L’interrogativo lo pone, a nome del gruppo di minoranza in consiglio comunale di Cavareno, Carla Podetti interpretando un diffuso sentire del gente del paese il cui comune è titolare di quel territorio.

L’accusa

«Nessun privato cittadino avrebbe mai l’autorizzazione a presentare un progetto di risanamento prima che questo illecito non sia stato sanato. In sfregio a tutto ciò l’attuale amministrazione, con il “beneplacito” della Provincia e della Comunità di valle, questo sta facendo: ha presentato un Piano attuativo che prevede il rifacimento di 19 baite (e altre cinque sono “sospese”) che il privato ha costruito abusivamente su terreno di uso civico. Interventi oltretutto non da poco trattandosi edificazione (eventualmente con spostamento) su terreno boscoso senza cambiare destinazione d’uso, un piano interrato senza parere dell’ufficio urbanistica. Nessun privato cittadino – scrive la consigliera - potrebbe mai presentare un progetto di edificazione, con piano interrato in cemento e piano/piani fuori terra su un terreno destinato a bosco prima che sia stata concessa la variante sulla destinazione di uso di quel terreno, da bosco ad edificabile? Per questo i cittadini di Cavareno chiedono un confronto con la Provincia, per rivedere il piano attuativo citato, per fondarlo su basi legalmente corrette rispetto all’abuso edilizio, alla destinazione dell’area, rispetto al gravame da uso civico».

Problema numero 2

«Il rapporto del Comune di Cavareno con coloro che hanno costruito abusivamente (provenienti dalla provincia di Bolzano) ed utilizzato nel tempo le baite su terreno di uso civico, non è né adeguato, né rispettoso del diritto - scrive ancora Podetti -. Alla base di questo Piano attuativo non vi è né la richiesta di messa in ripristino, né la richiesta di pagamento dell’uso che ne è stato fatto nel tempo e si continua fare. Per un rifacimento inoltre, il mero compenso economico non giustifica l’intervento sul terreno di uso civico. Rimpinguare le casse comunali (questione dubbia, date tutte le spese del caso) non è sufficiente per giustificare una tale azione su terreno di uso civico».

Un passo indietro

La vicenda è quella arcinota delle baite della Mendola, una querelle trasfrontaliera che ha percorso tutti i gradi di giudizio, con ricorsi da parte dei privati palesemente inammissibili e giustificati solamente a prendere tempo. «Se tra le intenzioni vi potrebbe essere quella di risolvere una questione annosa, le modalità adottate vanno in direzione opposta: nel momento in cui colui che ha costruito abusivamente la baita non ne venisse in possesso alle proprie condizioni, potrebbe sempre avanzare un ricorso per vizi di forma e avere ragione. L’iter ricomincerebbe da capo, una vera “storia infinita». Podetti lamenta infine le mancate risposte del Comune alle richiesta di motivazioni avanzate dal Difensore civico. «I competenti pareri legali di cui si avvale la minoranza, a proprie spese, riconoscono sia la mancanza dei requisiti di legge per portare avanti il Piano attuativo sia il danno erariale per le mancate entrate per l’occupazione di suolo di uso civico. Possibile che si possa tralasciare tutto questo?».













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