Romeno benedice la nascita di Belvedere d’Anaunia 

In consiglio comunale. La maggioranza (meno un astenuto) ha deciso di chiedere alla Regione il referendum sulla nuova denominazione. La minoranza: «Manca un’analisi dei pro e dei contro»


Giacomo Eccher


Romeno. Con 8 favorevoli, 5 contrari ed un astenuto (a votazione segreta) il consiglio comunale ha deciso di chiedere alla Regione di indire, forse già in settembre, un referendum popolare per dare vita, con i vicini Cavareno e Ronzone, al comune Belvedere d'Anaunia.

Cinque anni di rodaggio

«Dopo cinque anni di Unione Alta Anaunia, in cui si è ampiamente sperimentata l'utilità di far capo ad una realtà più ampia dell'attuale, la parola passa ai cittadini che con il loro voto decideranno se avviare o affossare il progetto di fusione» - afferma il sindaco Luca Fattor.

Contraria invece la minoranza che per bocca del portavoce Francesco Asson si è dissociata ritenendo la delibera intempestiva (siamo nell'ultimo anno di mandato dall'attuale consiglio), immotivata e superficiale nelle motivazioni. Due posizioni distanti che hanno però incrinato gli schieramenti (assente giustificato un assessore) con la maggioranza che sulla carta poteva contare su nove presenti, mentre i sì alla fine sono stati solo otto. Compatti invece, sempre sulla carta, i cinque della minoranza, tutti presenti alla seduta.

Fattor è però deciso ad andare avanti. «Questo è un passaggio di responsabilità, coerenza e lungimiranza. Il rodaggio dell’Unione (nata a cinque e poi ridotta a tre, ndr), ci ha fatto capire che un comune più grande è la strada giusta se vogliamo continuare a dare alla nostra gente i servizi migliori, più efficienti e con garanzia di continuità. Cose che, con le dimensioni attuali e alla luce dei fatti, non sarebbe possibile».

Quanto alla proposta della minoranza di soprassedere alla richiesta di referendum rinviandola all'amministrazione che uscirà dalle urne del maggio 2020, Fattor è stato chiaro: «I tempi sono maturi per una decisione dopo ben cinque anni di convivenza nell'Unione, e credo giusto, oltre che doveroso, coinvolgere la popolazione con il referendum, la massima espressione di democrazia attualmente possibile».

A proposito di Revò

Fattor ha qualcosa da ridire sulle firme (Revò e comuni limitrofi) che vorrebbero vanificare il referendum del 2016 per il Comune di Novella. «Le firme sono una cosa, il referendum nel segreto della cabina elettorale un'altra. Le firme non si negano a nessuno quando te lo chiede uno che è considerato amico: so benissimo come funzionano queste raccolte...».

Addio storia in 10 minuti

Sul versante opposto la minoranza che, con l’ex sindaco Stefano Graiff si è detta stupita che il consiglio con una discussione di poco più di 10 minuti abbia cancellato la storia secolare di Romeno, la sua tradizione di autogoverno (Regole, ecc.). Il “no” della minoranza le ha spiegate Francesco Asson. Dietro questa corsa alla fusione manca un’analisi dei pro e dei contro, sulle condizioni e motivazioni storiche e non da meno anche la vocazione economica.

Vocazioni diverse

Romeno con questa scelta va a legarsi a due comuni che hanno una vocazione diversa (turismo e allevamento) mentre l’economia di Romeno è più proiettata verso la media valle coinvolgendo Dambel, Sanzeno, Don e Amblar. Per la minoranza dunque la fusione avrebbe un senso se fosse estesa a tutta la zona da Sanzeno e Ruffré e Castelfondo «e non a una piccola parte sbilanciata negli obiettivi come dimostra anche il nome scelto, Belvedere, che identifica Ronzone». «Prendo atto - ribadisce Fattor - che la minoranza, dopo avere sempre avversato la fusione, ora ne vorrebbe una con Dambel e Sanzeno: questa sì sarebbe antistorica, perché Romeno è nel cuore dell’Alta Valle di Non».













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