Revò si divide sulla fusione a 5 

In consiglio comunale. La maggioranza ha preso atto dell’istanza di sospendere l’iter sottoscritta da 458 cittadini e se ne farà tramite verso la Provincia e la Regione. Ma la sindaco ha ribadito di credere ancora nell’unificazione dei comuni, ricordando anche l’impegno con gli altri paesi


Giacomo Eccher


Revò. Affollata di pubblico (cosa rarissima da queste parti) la seduta del consiglio comunale dell’altra sera con un unico punto in discussione: l’esame, con presa d’atto, dell’istanza sottoscritta da 458 censiti indirizzata al sindaco e quindi alla Regione per sospendere l’iter di fusione con Romallo, Cagnò, Cloz e Brez che dovrebbe scattare l’1 gennaio 2020. Le firme raccolte a Revò sono una parte delle 930 sottoscrizioni promosse paese per paese da distinti comitati: 304 le firme raccolte a Brez, 127 a Cloz e 47 a Cagnò. Nessuna, invece, almeno finora, a Romallo, il quinto comune interessato al progetto.

Sul punto nei giorni scorsi si è era già pronunciato all’unanimità il consiglio di Brez, che ha preso atto della petizione “da girare a chi di dovere” (Regione e Provincia). Lo stesso ha fatto il consiglio comunale di Revò seppure a maggioranza con 11 favorevoli e 4 astenuti.

«La fusione è un’opportunità in cui personalmente continuo a credere e sostenere e che il referendum ha approvato, ma non possiamo ignorare la richiesta di 458 concittadini che sulla prospettiva del comune unico si sentono per vari motivi sconfortati. Per questo il consiglio comunale, pur rispettando il voto popolare manifestato nel referendum consultivo, ne prende atto e si farà tramite verso la Provincia e la Regione di questo disagio. Poi andrà come andrà, perché decidere non spetta a noi»- la posizione di Yvette Maccani. La sindaco, prima di leggere l’istanza, ha introdotto il punto con un excursus sulla tappe che tre anni fa avevano portato le cinque amministrazioni della Terza Sponda a decidere la fusione poi avallata dai cittadini nelle urne.

Da allora, però, il vento è cambiato in Provincia ed in Regione e con la legge di bilancio è venuta meno l’obbligatorietà delle gestioni associate come unica alternativa alla fusione che, a normativa vigente, una volta approvata dal referendum è di fatto irreversibile. «Questo è il quadro normativo non chiarissimo che abbiamo davanti in questo momento, e il mandato che mi ha dato il ‘mio’ consiglio comunale è di inoltrare le firme a chi di dovere, anche se mi risulta che i promotori hanno già avuto contati diretti con gli organi politici regionali e provinciali, che quindi sono già pienamente informati. Ma c’è anche l’impegno ad un confronto per coordinarci con gli altri quattro comuni» - afferma Maccani.

Tornando al consiglio, la maggioranza ha votato compatta la proposta, con relativa motivazione, illustrata dalla sindaco, proposta che ha ottenuto anche il sì di Giorgio Martini, esponente di minoranza. Gli altri quattro consiglieri di opposizione invece si sono astenuti, scelta motivata dalla dichiarazione di voto del consigliere Mario Sandri, per il quale la presa d’atto dell’istanza popolare, come scrive la delibera, poteva essere interpretata come condivisione delle motivazioni che puntano di fatto a sospendere la fusione, che non può essere fermata. «Ma non c’è nessuna condivisione, noi ci teniamo le nostre idee e c’è il referendum che parla. Ma non potevamo nemmeno ignorare una libera istanza di così tanti cittadini» - la replica della sindaco. Adesso si attendono le prese di posizione di Cagnò e Cloz sulle firme raccolte nei rispettivi comuni. Pure Romallo, anche se lì di firme non ne sono arrivate, dovrà dire la sua.















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