Coredo si ritrova nell’epopea della chiesa 

«Le tante ore di lavoro gratuito di uomini e donne per costruirla ci riportano al Vangelo di oggi»


di Carlo Antonio Franch


COREDO. «Ricordiamo il settantesimo anno dalla consacrazione di questa chiesa, dove ancora una Comunità si ritrova, nonostante il momento difficile che si sta vivendo. È importante fare memoria della propria storia e dei propri valori. Una Comunità che nonostante i tempi difficili, miseri, ha saputo accettare l’invito e costruire questa chiesa: questa non è nostalgia, ma ci fa ricordare lo Spirito che ha animato questa Comunità». Con queste parole Massimo Gaburro, rappresentante dell’Unità pastorale dell’Altopiano della Predaia, ha accolto nei giorni scorsi il delegato del vescovo don Ferruccio Furlan, per una festa iniziata con il balletto del Gruppo Mini Lacchè di Coredo, che interpreta le tradizioni folkloristiche del paese. In questa occasione è stata celebrata anche la festa del “Ringraziamento” con la benedizione dei mezzi agricoli, del volontariato e privati, ed è intervenuto il sindaco di Predaia, Paolo Forno: «In questi giorni abbiamo avuto modo di valutare e apprezzare i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, i loro mezzi e la loro preparazione per far fronte alla recente calamità atmosferica che ci ha colpiti e che si ripete ogni anno. Questa chiesa è stata costruita con il lavoro del volontariato, con ben 8 mila giornate lavorative delle donne e 4 mila degli uomini, e questo simboleggia la coesione sociale delle nostre comunità. L’allora parroco monsigno Emilio Tonidandel è stato insignito della cittadinanza onoraria».

Tutta la comunità e i celebranti, portando la reliquia della Santa Croce, si sono recati per la benedizione alla Cappella feriale, intitolata a san Michele Arcangelo, che è stata resa più funzionale grazie anche al nuovo arredo, frutto della donazione da parte del Gruppo Missionario di Coredo, in memoria dei benefattori fratelli Torresani Silvana, Bruna e Giorgio. La messa presieduta da don Ferruccio Furlan è stata concelebrata da don Raymond Mercieca (parroco di Coredo, Sfruz, Smarano e Tavon), da don Franco Torresani che l’ha preceduto, don Mauro Leonardelli e don Tullio Sicher, originari di Coredo. Il delegato del vescovo nella predica ha ammonito: «Le tante ore di lavoro di uomini e donne gratuite spese per la costruzione della chiesa e le molte offerte ci riportano al Vangelo di oggi. Gesù contrappone qui due tipi di comportamento religioso. Il primo è quello dei farisei pretenziosi che si pavoneggiano e usano la religione per farsi valere. Gesù riprende questo atteggiamento e lo condanna senza alcuna pietà. Il secondo comportamento è invece quello della vedova povera che, agli occhi degli uomini, compie un gesto irrisorio, ma, per lei, carico di conseguenze, in quanto si priva di ciò di cui ha assolutamente bisogno. In questi due categorie possiamo riconoscerci, ieri come oggi». Hanno reso gioiosa la celebrazione il coro “Cantare Giovane” diretto da Monica Marinelli e Monica Sicher e quello ufficiale diretto da Massimo Gaburro. Al termine tutti i fedeli hanno potuto baciare la reliquia della Santa Croce. Fausto e Ivana Rizzardi hanno poi recitato poesie di monsignor Gino Rizzardi e di Tullio Pancheri. Si è esibito il Corpo Bandistico di Coredo diretto Rosanna Lorenzoni e il coro Sette Larici diretto da Massimiliano Cova che ha concluso la festa con il canto del “Signore delle cime”.













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